Il titolo, A proposito di niente (La nave di Teseo, Milano 2020), allude con leggerezza e ironia a un modo disilluso di guardare alla propria vita, come a non volersi dare troppa importanza. Le pagine del libro trasmettono lo stesso inconfondibile stile che ha reso Allen famoso al cinema e disegnano un ritratto che potrebbe essere un buon soggetto per una sceneggiatura.
La fusione tra l’uomo e il regista è così profonda che si ha l’impressione d’essere trasportati d’improvviso dalla pagina al set di un suo film. Il confine tra l’interprete dello spettacolo della vita e l’autore è spesso labile e sfumato. Vicende reali assumono i connotati di una sequenza cinematografica e le sue opere rivelano momenti di vita vissuta. Le pagine del libro restituiscono un racconto fatto di frammenti giustapposti e flash-back, che riproducono con le parole una struttura ispirata più al montaggio cinematografico che alla sintassi letteraria. È una scrittura visiva. Ha il ritmo di una sceneggiatura, con scene che sembrano scorrere davanti ai nostri occhi. Sul canovaccio temporale della narrazione, s’innestano gag, digressioni, aneddoti e riflessioni che ricordano il lavoro in sala di montaggio. Una struttura che può apparire a volte dispersiva e ipertestuale, ma che rende la lettura agile e divertente. La frammentazione del racconto dona una vivacità e un’immediatezza che spesso manca ad autobiografie dallo stile più classico e convenzionale. È un particolare incedere nella narrazione figlio dell’abitudine a scrivere con la macchina da presa e dell’amore per la musica jazz, per il suo ritmo sincopato, l’assolo imprevisto e l’improvvisazione.
A questa particolare struttura si somma una totale sovrapposizione tra la sfera privata e quella professionale. Un tratto comune a molti artisti, ma che in Allen è accentuato dalle relazioni sentimentali con le attrici dei suoi film. Si crea così una sorta di unicum narrativo, animato dall’autore, da Diane Keaton, da Mia Farrow e molte altre star del mondo dello spettacolo. Dalle pagine del libro affiorano i ricordi di frammenti di film, i volti e le espressioni di attori famosi, che animano con naturalezza il racconto. Se il periodo degli esordi e della tumultuosa relazione con la prima moglie, Louise Lasser, contiene solo in nuce queste sensazioni, man mano che la carriera di Woody Allen procede, l’effetto si accentua sempre di più.
Allen conosce Diane Keaton nel 1969, durante il casting per la commedia Provaci ancora Sam. Affascinato dalla sua bravura e personalità, le affida il ruolo della protagonista. Dopo pochi mesi di tournée teatrale, cominciarono una relazione che è durata fino ai primi anni ’70, per poi trasformarsi in una solida amicizia personale e professionale, accompagnata da una frequentazione familiare dai risvolti insoliti:
Ci separammo da amici e, come ho già detto, siamo rimasti vicini in tutti questi anni. Anche adesso mi capita di chiedere il suo consiglio per la scelta di un attore o per risolvere un problema creativo, Non abbiamo mai litigato e mi auguro in futuro di lavorare spesso con lei. In seguito frequentai sua sorella Robin, con cui ebbi una breve relazione. Dopodiché ebbi un piccolo flirt con la terza sorella, Dory. Le tre sorelle Keaton: tre donne belle e meravigliose. Complimenti al DNA di famiglia.
Diane Keaton ha lavorato con Woody Allen in Provaci ancora Sam (1972) di Herbert Ross e in altri sei film diretti regista newyorkese: Il dormiglione (1973), Amore e Guerra (1975), Io & Annie (1977), Interiors (1978), Manhattan (1979), Radio Days (1987) e Misterioso Omicidio a Manhattan (1993).
Agli inizi degli anni Ottanta, Mia Farrow e Woody Allen s’incrociano spesso durante presentazioni o party, ma la scintilla scatta solo dopo una serata trascorsa insieme. Per più di un decennio, Mia Farrow è la musa del cinema di Woody Allen. Interpreta: Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), Zelig (1983), Broadway Danny Rose (1984), Hanna e le sue sorelle (1985), La rosa purpurea del Cairo (1985), Settembre (1987), Radio Days (1987), Un’altra donna (1988), Crimini e misfatti (1989), New York Stories (1989), Alice (1990), Ombre e nebbia (1991), Mariti e Mogli (1992).
I loro rapporti personali cessano in modo traumatico. Woody Allen s’innamora dell’allora ventiduenne figlia adottiva di Mia Farrow, Soon-Yi Previn. Quando Mia scopre la relazione è l’inizio di una guerra. Mia Farrow non perdonerà mai il comportamento di Allen e lo denuncerà anche per abusi sessuali nei confronti della figlia di sette anni Dylan, accusa per cui il regista verrà in seguito assolto. Comincia così un lungo periodo di liti e conflitti, che porteranno Mia Farrow e Woody Allen a una lotta senza esclusione di colpi. La vicenda è raccontata in modo fin troppo ampio e dettagliato, tanto da risultare fuori luogo anche all’interno di un’autobiografia.
Il libro è soprattutto interessante per scoprire la parte iniziale della carriera di Woody Allen, e le sue passioni giovanili, molto lontane dallo stereotipo dell’intellettuale newyorkese a cui è stato spesso associato. L’interesse per gli spettacoli d’illusionismo, che riemergeranno in Scoop (2006), la fascinazione per Manhattan, la scoperta del Jazz di Jelly Roll Morton, Louis Armstrong e Sidney Bechet, la radio, il cabaret, la televisione e infine il cinema. Il suo universo creativo, in fondo, è sempre ruotato attorno a pochi elementi, rimescolati sapientemente come solo un vero mago della settima arte riesce a fare.