Una nuova collana editoriale per chi ama il gioco, le sue origini e i suoi meccanismi, è stata presentata quest’anno a PLAY, Festival del gioco di Modena. Si tratta di InGIOCO (Edizioni Unicopli, Milano) ed è diretta da Emiliano Sciarra con il coordinamento redazionale di Andrea Angiolino, due ben noti autori di giochi. Nell’occasione è stato riproposto anche un volume fuori collana, “Numeri” di Dario De Toffoli, Dario Zaccariotto e Silvia De Toffoli (nuova edizione 2017), particolarmente adatto agli appassionati di giochi matematici, ma utile anche a chi voglia mettere alla prova le proprie abilità mentali.È proprio Andrea Angiolino, scrittore e giornalista, a introdurre la collana, che ha come scopo anche quello di restituire al gioco la sua dignità, ampliando e diffondendo una cultura ludica. Approvo subito, incondizionatamente: giocare non è mai una perdita di tempo. Penso, fra l’altro, a quanto aiuti il gioco a concentrarsi sul presente: quando si gioca non ci si può distrarre né saltellare confusamente con i pensieri nel passato o nel futuro. Penso anche alla relazione privilegiata che si instaura con i bambini, anche quelli appena conosciuti, quando si gioca con loro, condividendo insieme un mondo e le sue regole.
Partecipano alla presentazione Emiliano Sciarra, laureato in informatica e musicista, Cosimo Cardellicchio, scienziato del CNR, Dario De Toffoli, chimico, fondatore di studiogiochi e Furio Honsell, matematico già rettore dell’Università di Udine e ora sindaco della città. Il mondo dei giochi presenta molte sorprese.
Uno dei due primi titoli della collana è proprio la riedizione di Giocatori non biologici in azione. Il computer e la teoria dei giochi di Cosimo Cardellicchio, che ci introduce alla Teoria dei giochi, “la scienza del prendere decisioni nei conflitti, cioè in presenza di altre volontà che cercano di perseguire i loro interessi”, come ci spiega la quarta di copertina: affascinante disciplina, con forti risvolti politici, di cui non ho ancora colto tutte le sfaccettature e che spero di approfondire proprio con l’aiuto di questo testo.
L’altro volume della collana è il nuovo testo di Emiliano Sciarra, Il simbolismo dei giochi (2017), in cui scopriamo che quelli che per noi sono momenti ludici, legati al tempo libero, possono aver avuto origine, in realtà, nell’ambito di rituali sacri e cerimonie religiose. Come ci ricorda l’autore, gli stessi faraoni egizi sono rappresentati nell’atto di giocare a Senet, uno dei giochi più antichi giunti a noi (insieme al Gioco Reale di Ur), tanto che tavolieri del gioco sono stati ritrovati nella tomba di Tutankhamen e sono ora esposti al Museo del Cairo.
- Il gioco dell’oca
- Il gioco dell’oca in una versione olandese
- Il gioco dell’oca in una versione del XVII secolo
- Senet
- Il gioco di Ur
- Il gioco del pachisi
- Serpenti e scale in una raffigurazione ottocentesca
- Il gioco campana nello scatto “Giochi di bambini” di Enzo Righeschi
- Tavola e pezzi del gioco Mehen conservati al British Museum
- Il gioco dei cani e sciacalli dell’Antico Egitto, periodo del regno di mezzo, dodicesima dinastia, regno di Amenemhat IV, ca. 1814–1805 a.C.
- La copertina del libro della collana INgioco
Dopo una serie di definizioni e riflessioni sull’origine e sullo scopo dei giochi, l’autore presenta alcuni esempi particolarmente significativi dal punto di vista simbolico: a partire dai dadi, uno degli strumenti più antichi di gioco e di divinazione. Fra i giochi presenti nel libro ritroviamo i tarocchi, gli scacchi, il Senet, il Pachisi (il nostro Non t’arrabbiare), che scopro praticato dal 500 a.C., Serpenti e scale, ma anche i giochi con la palla o Campana.
Ma è sicuramente il Gioco dell’oca quello che non mi aspettavo di trovare in questo elenco. Citato dalle fonti ufficiali per la prima volta come dono di Francesco I dei Medici a Filippo II di Spagna nel 1580, le sue origini si possono comunque rintracciare nei giochi degli antichi Egizi, come il Mehen (Gioco del serpente arrotolato) o il Gioco dei cani e degli sciacalli. Scopro così che la versione a stampa più antica che conosciamo è quella edita a Venezia nel 1640 da Carlo Coriolani, e che il gioco venne diffuso e ripreso con varie finalità, dal puritano The Mansion of Happiness al Giuoco del Missionario, ai giochi ambientati in tempo di guerra. Mi viene in mente di aver visto anche un gioco dell’oca degli anni Trenta proposto dall’UNPA, Unione Nazionale Protezione Antiaerea.
Il gioco dell’oca, citato anche da Perrault, Molière e Rousseau, in realtà rappresenterebbe le carte dei Tarocchi mescolate e disposte in sequenza con funzione divinatoria, e il simbolismo delle varie caselle (ponte, pozzo, prigione, locanda, labirinto…) risulta così legato a motivi alchemici, ermetici e iniziatici. È il simbolismo del viaggio, di un percorso iniziatico in cui si superano ostacoli e si affrontano nemici, con gli aiuti che la Provvidenza, rappresentata dall’esito del dado, ci fornisce lungo il cammino. Come in una fiaba, come nella vita.