Scuola amica e filosofia

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Dall’Agenda Scuola Amica, una riflessione sull’amicizia del nostro autore Gian Paolo Terravecchia.

Amicus Plato, sed magis amica veritas: amico è Platone, ma più amica è la verità. Si tratta di un antico detto, caro ai filosofi. Esso, a prima vista, sembra stabilire una dicotomia, uno iato, una tensione tra l’amicizia con qualcuno e la verità, decretando un primato della seconda sulla prima. Il filosofo sarebbe allora colui che ama a tal punto la verità da non guardare in faccia nessuno, per quanto possa essergli legato. Il filosofo, insomma, seguirebbe la verità, costi quel che costi. A guardare però con più attenzione, la preferenza alla verità viene proclamata proprio in nome dell’amicizia, perché la verità è “più amica”. Non vi è allora nessuno iato tra amicizia e verità, perché la verità viene presentata come il grado massimo di amicizia. Il motto, insomma, suggerisce che di ogni amicizia, la Più l’allievo è capace di comprendere la complessità del vero, maggiore è la responsabilità del docente di mostrargli i casi in cui essa si manifesta in forme non lineari, prospettiche e dialettiche.più alta è quella con la verità. Se questo è vero, nessun luogo sociale è più vicino all’amicizia di quanto lo sia la scuola. Questa infatti può vantare un legame alla verità in almeno tre modi importanti: secondo l’insegnamento, secondo la correzione, secondo la forma di legame che è l’accompagnamento. Vediamoli uno per uno.

L’insegnamento deve avvenire nella verità, pena la violazione da parte dell’insegnante del codice deontologico e il compromettersi della funzione svolta. Precisione, accuratezza, chiarezza, rigore sono elementi della professionalità docente proprio in quanto essa è connessa alla verità. Più l’allievo è capace di comprendere la complessità del vero, maggiore è la responsabilità del docente di mostrargli i casi in cui essa si manifesta in forme non lineari, prospettiche e dialettiche.

L’attività didattica passa non secondariamente attraverso la valutazione. Essere valutati significa conoscersi con gli occhi di un altro. La verità su di sé conseguita in tal modo è un ausilio prezioso per crescere. Raramente la vita offre opportunità tanto frequenti di conoscersi così, come avviene invece nella scuola. La valutazione è un’arte difficile, comporta per chi valuta una notevole capacità di ascesi. Bisogna sapersi staccare dalle proprie attese, dai propri desideri.

La scuola è accompagnarsi nel percorso di apprendimento. L’insegnante, nel suo ruolo, accompagna l’allievo, esprimendo la verità a partire dal percorso intellettuale e umano che ha compiuto a propria volta. La verità, insomma, non è calata dall’alto. Quando però lo è, per lo più non è credibile, viene rifiutata, suscita o indifferenza o ribellione: due estremi purtroppo non rari a scuola. Nella scuola amica anche i docenti hanno occasioni per imparare a essere veri.

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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