Questi giorni

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Finalmente il cinema italiano dimostra di non essere solo appiattito sulla facile risata del più disimpegnato intrattenimento, spesso condito da becere banalità. Per fortuna ci sono autori e uomini di cinema come Giuseppe Piccioni, che hanno ancora voglia di guardare e raccontare la vita fuori dai facili stereotipi generazionali, dagli slogan iconici di questo scorcio di secolo di spazzatura mediatica e social.

Fin dagli esordi, Giuseppe Piccioni ha dimostrato un interesse e una spiccata sensibilità per l’analisi dei sentimenti, in particolare dell’amore nelle sue più varie e tormentate sfaccettature. Il suo primo lungometraggio, Il grande Blek (1989), ha trovato subito il consenso della critica al Festival di Berlino e del pubblico più attento in Italia. La sua carriera è poi proseguita con altre opere interessanti, come Chiedi alla Luna (1991), Cuori al verde (1996), Fuori dal mondo (1999) e Luce dei miei occhi (2001). Dopo una lunga pausa è tornato dietro la macchina da presa nel 2009 firmando Giulia non esce la sera e nel 2012 Il rosso e il blu, un film ambientato nel mondo della scuola.
Con Questi giorni, presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Giuseppe Piccioni riprende alcuni temi cari alla sua poetica espressiva fin dagli esordi: il gruppo di amici, l’attenzione al mondo femminile, il viaggio come momento fondante della conoscenza umana e del senso dell’esistenza e i nodi irrisolti del complesso mondo dei sentimenti.

La storia è apparentemente semplice. Caterina deve andare a Belgrado, dove un’amica le ha trovato un lavoro come cameriera. Le sue amiche del cuore decidono d’accompagnarla, con l’idea di trascorrere insieme qualche giorno di vacanza. Ma ogni ragazza si porta dietro situazioni personali e sentimentali irrisolti e dolorosi: un amore tormentato e mai confessato, una relazione insoddisfacente, un figlio in arrivo troppo presto, una malattia che consuma velocemente i giorni.
Quattro ragazze vere, consapevoli della vita, ma smarrite di fronte a un presente instabile e precario, che sembra non promettere nulla di buono per il futuro. I loro sguardi assenti, periferici, le riprese che sembrano spostare le loro vite fuori dal flusso del tempo reale, sospese, come fossero in uno stato di temporanea attesa, creano un senso d’abisso espressivo e di vuoto doloroso. La sensazione che le loro vite girino vanamente attorno a un destino assente, come ombre che si muovono incerte sul palcoscenico della vita. La loro presenza marginale e scostante sembra seguire tracce che non appartengono ai loro sogni più intimi; vicine, eppure incapaci di aprire il loro cuore per timore, pudore, per una sorta di fragilità latente, che pare lambire ogni loro pensiero.
Sarà il viaggio, il senso di inspiegabile libertà che dona il semplice fatto di essere in un posto “altro”, la vicinanza forzata dentro un’auto o sotto una tenda da campeggio a scardinare lentamente la loro distanza, la loro reciproca ritrosia a riconoscersi nell’intimità e nella verità dei sentimenti. Basteranno pochi giorni e qualche centinaio di chilometri del lungo viaggio della vita percorsi insieme per cambiare tutto.
On the road again, ma questa volta ognuna per la propria strada.

Regia: Giuseppe Piccioni
Con: Margherita Buy, Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Filippo Timi
Durata: 120 minuti
Produzione: Italia 2016

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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