Halloween si avvicina, e molti negozi sono già pronti con biscotti, trucchi, abiti e accessori per l’occasione. Li guardo, ma non mi piacciono.
Halloween si avvicina, e molti negozi sono già pronti con biscotti, trucchi, abiti e accessori per l’occasione. Li guardo, ma non mi piacciono. Halloween non è una mia festa, la sento fortemente estranea, importata e imposta a scopo commerciale. Per me il 1° novembre è la festa di Ognissanti e comunque, quand’ero piccola e Halloween non sapevamo proprio cosa fosse, in autunno mio padre mi preparava sempre una bellissima e spaventosa zucca intagliata con una candelina dentro.
Esposto in biblioteca trovo un piccolo libro adatto all’occasione: La festa (Laterza, Roma-Bari 2015), di Natale Spineto, docente di Storia delle religioni all’Università di Torino. Parto proprio dal capitolo su Halloween, ma il libro offre molto di più: feste religiose, tradizionali e popolari, feste civili e laiche, feste private, cerimonie pubbliche e persino rave parties.
Halloween rientra nel capitolo dedicato alle feste laiche senza valore civile. Sarebbero stati i miei amati Peanuts a far conoscere la festa, che ha preso piede in Italia negli ultimi vent’anni, attraverso la rivista «Linus» e lo strano culto del Great Pumpkin, la Grande Zucca. Linus, unico seguace del culto, aspettava inutilmente che il Great Pumpkin, impropriamente tradotto Grande Cocomero, apparisse nella notte di Ognissanti, portando doni ai bambini. Una religione dell’attesa, non immediatamente comprensibile al pubblico italiano, ignaro dei costumi americani. Il secondo canale che ha fatto conoscere la festa in Italia è stato il cinema americano, che ha dedicato ad Halloween numerosi film dell’orrore.
La festa, il cui nome deriverebbe da All Hallows Eve, vigilia di tutti i santi, avrebbe comunque un legame con la religiosità pagana, derivando, probabilmente, dalla ricorrenza celtica “Samain”, momento del passaggio fra la stagione della luce e quella del buio, propizio alla comunicazione fra vivi e defunti. Una serie di rituali legati alla simbologia del fuoco accompagnava le celebrazioni.
Ricordi della festa celtica si possono ritrovare nella veglia di Ognissanti in Irlanda e in Scozia: sarebbero stati gli emigranti irlandesi, in seguito, a esportare la festa in America, dove si diffuse assumendo un carattere particolarmente trasgressivo.
Molto interessante è la carrellata di critiche da parte delle gerarchie cattoliche alla festa, riportata nel libro di Spineto. Critiche che, peraltro, provengono anche dal mondo laico. È il caso, ad esempio, del giornalista Ernesto Galli della Loggia, che dalle pagine del «Corriere della Sera» rimproverò agli italiani di essere affascinati da qualsiasi cosa provenisse dall’estero.
Il successo della festa, ci ricorda Spineto, così come quella di San Valentino, si spiega con l’attrattiva esercitata dai modelli importati dai paesi culturalmente egemoni − nel nostro caso, gli Stati Uniti −, con il fatto che, comunque, è un’occasione per socializzare, in feste e cene a tema, e con il suo potere commerciale. Ma Halloween fa leva anche sul fascino del mistero e dell’ignoto, con quel “giocare ad avere paura”, in condizioni di sicurezza.
Veramente interessante il libro di Spineto. E io posso continuare a non amare questa festa.