Perché raccontare la scuola di questi ultimi trent’anni? Perché farlo attraverso la letteratura? La prima risposta, la più semplice e la più vera, è che la scuola non ha voce. Chi la vive ogni giorno e vi abita come nella propria casa sa che vi regna un assorto silenzio, al più un soliloquio monocorde. La scuola è sovrastata dalle voci degli altri: gli esperti di indagini sociologiche e statistiche, i giornalisti di fama, i politici di turno. Molti osservano la scuola con sguardo panoramico, come se fosse un quadro disabitato, pochi ne colgono gli scorci pulsanti, i luoghi vivi, le figure che si agitano sullo sfondo. Solo il discorso letterario sembra capace di restituirci le singolarità, il quotidiano dimesso e paziente dell’educazione, le sconfitte, le passioni, la resistenza quasi “ottusa” che la scuola oppone al senso comune di inattualità, di inutilità. Questo libro ricostruisce il racconto della scuola degli ultimi trent’anni attraverso una ricognizione di opere e di autori significativi: da Starnone a Onofri, dai giovani insegnanti precari come Dai Pra’ e Visitilli ai maestri di strada, dalla saggistica di denuncia e testimonianza di Affinati, Spicola e Mastrocola alla “linea resistente”, di perseveranza etica di Lodoli e Pusterla. Inevitabile e necessario diventa il dialogo con i testi della tradizione, una tessitura di motivi, personaggi, luoghi e forme letterarie che mette in relazione le opere contemporanee con gli archetipi retorici del genere come Cuore e Il Romanzo di un maestro di De Amicis. Queste due opere, germinate da una comune radice, segnano la nascita di un’ambivalente tendenza narrativa che alterna il racconto della speranza al racconto del disincanto, l’idea di scuola dove si gettano le premesse di una società nuova e il suo inevitabile naufragio. Anche il racconto di scuola degli anni Cinquanta e Sessanta ci aiuta a capire il presente. In quel periodo scrittori come Sciascia, Maria Giacobbe, Bernardini e don Milani si assunsero il compito di denunciare il fallimento della politica di alfabetizzazione, partendo da realtà geografiche marginali e appunto per questo emblematicamente rappresentative.
Lontano anni luce da chi si stava impegnando per una scuola migliore, ma spinto dal medesimo intento realistico, Mastronardi inaugurava nello stesso momento storico la via del racconto di scuola sotto il segno del grottesco, prefigurando, attraverso di essa, la ridefinizione dei valori in atto nella società del suo tempo e l’avvenuta frattura, sempre presente sottotraccia, tra scuola e società. È con Il maestro di Vigevano che si palesa una linea carsica di rappresentazione ironica e deformata che avrà grande fortuna fino a divenire un corollario inseparabile del racconto di scuola contemporaneo. L’intento del libro, però, non è solo quello di ricostruire attraverso i testi letterari la temperie sociale e culturale che dal microcosmo della scuola riflette la società in grande, ma di dimostrare come dagli esordi ottocenteschi alle opere contemporanee il racconto di scuola si sia venuto configurando come un genere letterario specifico che ha una sua tradizione, forme narrative, aspetti stilistici e repertori di motivi propri. Pur in assenza di un saldo paradigma, di precise definizioni e senza l’appoggio di una letteratura secondaria che indicasse un canone e le sue caratteristiche, il racconto di scuola può essere considerato una forma del realismo attuale. Il resoconto delle giornate di una classe nelle forme del diario, della lettera, della cronaca, dei ricordi non è mai unicamente il racconto di un vissuto, bensì la rappresentazione di un luogo paradigmatico, una sorta di eterna metafora della realtà. Il tentativo di circoscrivere una mappa e proporre una possibile interpretazione, dentro il proliferare di pubblicazioni sull’argomento di questi ultimi anni, attraverso una campionatura di opere e autori, costituisce sicuramente una fruttuosa e originale riflessione.
Cinzia Ruozzi, dottore di ricerca in Studi umanistici e sociali, è insegnante di lingua e letteratura italiana nei licei. È membro del direttivo della sezione didattica dell’Adi – Associazione degli italianisti, e si occupa della formazione iniziale degli insegnanti presso le università di Parma, Modena e Reggio Emilia.
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