I dipinti provengono dalla Tate Britain, uno dei quattro musei del Regno Unito intitolati all’industriale ottocentesco Sir Henry Tate, magnate dello zucchero e appassionato d’arte, che sostenne la creazione della prima galleria del gruppo.
La Confraternita dei Preraffaelliti, fondata nel 1848 dai giovani pittori Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt e John Everett Millais, in contrasto con l’accademia, si ispirava agli ideali estetici dell’arte medievale e quattrocentesca, antecedente al Rinascimento maturo rappresentato da Raffaello e dai suoi seguaci.
Eppure noi, oggi, non li percepiamo così innovativi, non cogliamo facilmente i motivi dello scandalo che suscitarono all’epoca. Il loro stile così curato nei particolari, la dettagliata resa della natura e degli ambienti, in rapporto con l’emergente mezzo fotografico, sono ben lontani dall’imminente rivoluzione impressionista con la sua ricerca sui cambiamenti e sulla vibrazione della luce. L’innovazione dei Preraffaelliti, infatti, va cercata soprattutto nella scelta dei contenuti e nel modo di rappresentarli.
I pesanti attacchi diretti alle loro opere, in compenso, furono bilanciati dal sostegno di un critico influente, John Ruskin, che così scrisse al direttore del «Times»:
“Egregio Direttore, confido che, con la Vostra abituale liberalità, vogliate concedere spazio, entro il Vostro giornale, all’espressione del mio rammarico riguardo al tono, sprezzante oltre che severo, della critica apparsa sul “Times” di mercoledì scorso in merito alle ultime opere di Millais e Hunt in mostra presso la Royal Academy”.
(pubblicata il 13 maggio 1851 sul «Times», ora in John Ruskin, Turner e i Preraffaelliti, Torino, Einaudi, 1992).
Il loro stesso nome, definito da Ruskin, “infelice ma non inesatto”, doveva attirare aspre critiche: sembrava un insulto al divino Raffaello, i cui cartoni preparatori per gli arazzi della Sistina, allora esposti a Hampton Court, rappresentavano fuori d’Italia la grandezza del Rinascimento.
Il gruppo originario si sciolse ben presto, nel 1853. La seconda ondata di Preraffaelliti, con Edward Burne-Jones e William Morris, estese il proprio interesse all’illustrazione dei libri e alle arti decorative, carte da parati, tessuti e vetrate, mobili e ceramiche, in linea con il movimento Arts and Crafts. Attraverso gli oggetti, l’arte avrebbe dovuto conquistare ed elevare anche l’ambiente quotidiano, contrapponendo la raffinatezza dell’artigianato allo scadimento del gusto e alla desolazione dei nuovi agglomerati urbani prodotti dalla rivoluzione industriale. L’opera dei Preraffaelliti aprirà la strada all’Art Nouveau.
La mostra, curata da Alison Smith, responsabile della sezione di arte inglese del XIX secolo della Tate Britain, e Caroline Corbeau-Parsons, è articolata in sette sezioni che ospitano settanta opere.
Alcune osservazioni, prima di inoltrarci fra i dipinti, in merito all’allestimento e alle scelte espositive.
Grandi pannelli introducono alle differenti sezioni – spesso sovrapponibili – della mostra, ma al di là della targhetta che accompagna ogni dipinto nessun altro pannello esplicativo è posto, forse per ragioni di spazio, accanto alle opere.
La scelta, infatti, è stata quella di distribuire a tutti i visitatori le audioguide con la presentazione dei 29 dipinti considerati più significativi. Il risultato è che una piccola folla di persone si accalca davanti alle opere selezionate, rendendone difficile la visione senza il riflesso dei faretti.
I dipinti emergono nel buio delle sale, l’ambientazione porta a parlare sottovoce. Ho trovato quindi un po’ stonato il fatto che l’audio del filmato presentato circa a metà mostra si estendesse anche alle altre sale. Inoltre, anche se ero consapevole che si trattava di una mostra esclusivamente pittorica, devo ammettere che mi è mancato il dialogo dei dipinti con gli straordinari oggetti di design realizzati dalla seconda generazione di Preraffaelliti.
La Storia
In questa sezione sono esposte opere i cui temi sono tratti soprattutto dalla storia e dalla letteratura. Ma non si tratta della storia ufficiale o della mitologia classica. I dipinti della Confraternita si ispirano al Medioevo, a soggetti tratti dai testi di Dante, Chaucer, Shakespeare o Keats.
Fra le opere, impossibile non nominare Ofelia (1851-1852) di John Everett Millais. Personaggio tratto dall’Amleto di Shakespeare, Ofelia, innamorata del protagonista, si lascia annegare nel corso d’acqua dove sta sistemando ghirlande di fiori, resa folle dall’uccisione del padre da parte dello stesso Amleto.
La scena dell’annegamento è ricreata con grande realismo ottico, a dimostrazione di un accurato studio dell’ambientazione. La natura è dipinta in dettaglio, ma è messa in scena per l’occasione: quelle piante, che hanno un forte significato simbolico, non fioriscono contemporaneamente nello stesso periodo dell’anno. Modella per Ofelia è Elizabeth Siddal, dalla folta capigliatura rossa, pittrice a sua volta e futura moglie di Dante Gabriel Rossetti, che Millais ritraeva immersa per ore in una vasca da bagno, con gravi conseguenze per la sua salute fisica e mentale.
Claudio e Isabella di William Holman Hunt e Mariana (1850-1851) di John Everett Millais sono tratti da Measure for Measure di Shakespeare. Mariana, rifiutata dal fidanzato dopo la perdita della dote, inarca la schiena per la stanchezza provocata dalle tante ore passate a ricamare, in una posa perfettamente naturale che mette in risalto lo straordinario abito blu, di cui sembra si possa apprezzare la consistenza del tessuto.
La Religione
Nella sezione che ospita dipinti come Ecce Ancilla Domini! di Rossetti, o Gesù lava i piedi di Pietro di Ford Madox Brown, sono presentate opere ispirate a brani evangelici realizzate per la committenza privata.
Cristo in casa dei suoi genitori, noto anche come La bottega del falegname (1849-1850), di Millais, fu oggetto di pesanti attacchi: temi religiosi trattati in modo dimesso e quotidiano, eccessivo realismo nell’ambientazione, negli atteggiamenti e nei personaggi.
Charles Dickens non risparmiò le critiche al volto stanco di Maria, “così orrenda nella sua bruttezza”. La scena, resa con implacabile realismo nei dettagli degli strumenti e dei trucioli di legno, prende spunto da un incidente immaginario, Gesù Bambino che si ferisce con un chiodo nella bottega di falegname di San Giuseppe.
Tutti i particolari concorrono a richiamare simbolicamente la vita di Cristo: gli strumenti della Passione, le stigmate, la catinella d’acqua portata dal ragazzo chiaramente identificabile con San Giovanni Battista, la colomba sulla scala, le pecore sullo sfondo.
Nell’Inghilterra protestante, i riferimenti alla chiesa cattolica e il grande realismo del dipinto furono ritenuti offensivi e blasfemi. E ancora oggi, probabilmente, questo dipinto suscita un certo disagio, se ci atteniamo alle osservazioni di una visitatrice “Che aria antipatica, questo Gesù Bambino…”.
Il Paesaggio
Un’ampia sezione è dedicata al rapporto dei Preraffaelliti con il paesaggio. L’osservazione della natura e la pittura all’aria aperta ebbero come risultato dipinti in cui ogni particolare è messo a fuoco con grande accuratezza, dalle foglie ai fiori, o, come nel caso della Baia di Pegwell, Kent. Ricordo del 5 ottobre 1858 di William Dyce, dalle conchiglie in primo piano agli strati calcarei delle scogliere.
La Vita moderna
L’arte, nell’ottica preraffaellita, avrebbe dovuto condurre una rigenerazione sociale. I temi scelti, però, sono rappresentati in modo elegante e raffinato, non rivelano scopertamente bruttezza e miseria.
Risveglio di coscienza (1853-1854) di William Holman Hunt rappresenta il momento esatto in cui una giovane mantenuta prende atto della sua situazione, ricorda l’innocenza perduta e si ritrae dalle avances dell’amante. Numerosi particolari rimandano alla relazione, com’è il caso del gatto che cerca di catturare un uccellino.
Apparentemente privo di un messaggio morale è L’ultimo giorno nella vecchia casa (1862) di Robert Braithwaite Martineau, che sembra rappresentare, a una superficiale occhiata, solo l’imminente trasferimento di una coppia con bambini. Ma qualche particolare è stonato: la tristezza della donna e della bambina, il brindisi del ragazzino incoraggiato dal padre. Così scopriamo, analizzando i dettagli, che la famiglia deve abbandonare la casa perché il padre ha sperperato il denaro nel gioco, probabilmente in scommesse sportive, come lascerebbe intendere il dipinto appoggiato alla parete. Altri particolari ci aiutano a decifrare la scena, il fuoco che si sta estinguendo nel caminetto, il catalogo di Christie’s sul pavimento, le etichette con un numero di inventario apposte su mobili e oggetti: il gioco può far disperdere in poco tempo una ricchezza accumulata in generazioni.
La Poesia
La sezione ospita soprattutto gli acquerelli di Dante Gabriel Rossetti, mezzo pittorico che l’artista utilizzò a partire dalla metà dell’Ottocento tralasciando la pittura a olio, ma anche opere eseguite dalla moglie Elizabeth Siddal.
È un acquerello anche Sidonia von Bork (1860) di Edward Coley Burne-Jones, pittore che spaziava dall’illustrazione di libri alla realizzazione di mosaici, vetrate e ceramiche.
Perfetto esempio di femme fatale, Sidonia era la protagonista dell’omonimo romanzo gotico di Wilhelm Meinhold, tradotto in inglese con il titolo di Sidonia the Sorceress da Jane Francesca Elgee, madre di Oscar Wilde, ripubblicato da William Morris per Kelmscott Press. Il libro, molto apprezzato dai Preraffaelliti, raccontava la storia della nobile tedesca giustiziata per stregoneria nel 1620. Il complesso intreccio che caratterizza l’ampio abito attira il nostro sguardo. È ispirato al ritratto di duchessa italiana, che alcuni studiosi riconoscevano in Isabella d’Este, eseguito intorno al 1520 da Giulio Romano e conservato a Hampton Court. Un piccolo ragno nell’angolo in basso a destra sottolinea la natura malvagia della donna.
La Bellezza
L’interesse dei Preraffaelliti per la bellezza è evidente nella rappresentazione di donne dalla accesa sensualità. Il confronto più immediato dei ritratti femminili di questo periodo è con la grande arte veneta del Cinquecento, da Veronese a Tiziano. È il caso di Monna Vanna (1866) in cui Rossetti intendeva esprimere l’ideale veneto della bellezza femminile, come rivela anche il titolo originale dell’opera, Venus Veneta.
La bruna Jane Burden, moglie di William Morris, è invece riconoscibile nella pensosa Proserpina, lo sguardo rivolto verso una luce che proviene da un mondo superiore.
Il Simbolismo
La sezione ospita dipinti della fine dell’Ottocento di Edward Burne-Jones, la cui opera influenzerà profondamente, ben oltre i confini della Gran Bretagna, la corrente simbolista.
L’influenza dei Preraffaelliti non si è spenta nemmeno oggi. Come ci racconta il critico Luca Beatrice, nel catalogo e nel video presentato nella mostra, i membri della Confraternita, appassionati lettori del Castello di Otranto di Horace Walpole, del Monaco di Matthew Lewis, dei Misteri di Udolpho di Anne Radcliffe, ma anche di Edgar Allan Poe e Charles Baudelaire, sono considerati i precursori del New Gothic, e la loro pittura riesce ancora a influenzare l’arte, il cinema (pensiamo al regista Tim Burton), la moda e la musica dark del mondo contemporaneo.
Tutte le immagini riprodotte: ©Tate, London 2014.
Per approfondire:
http://www.mostrapreraffaelliti.it
Catalogo: Preraffaelliti. L’utopia della bellezza, a cura di Alison Smith, 24 ORE Cultura, 2014.