No Other Land

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A volte il cinema ha la forza di portare sul grande schermo frammenti di realtà, che da fatti di cronaca si trasformano manifesti di lotte sociali o politiche. “No Other Land” appartiene a questa categoria di opere.
La locandina italiana di No Other Land, distribuito da Wanted.

Rispetto ai film tradizionali, i documentari possiedono la potenza della verità di immagini girate in presa diretta, testimonianze visive che ci portano dentro i fatti così come sono accaduti, senza mediazioni o ricostruzioni. Girato prima del sanguinoso attentato del 7 ottobre da parte dei guerriglieri di Hamas contro la popolazione israeliana e della successiva reazione del governo di Netanyahu, che ha condotto alla totale distruzione di Gaza e alla morte di oltre 50.000 palestinesi, il documentario No Other Land rappresenta un vero e proprio grido di dolore di un popolo. Vittima delle conseguenze delle azioni terroristiche di Hamas e delle politiche aggressive messe in campo dall’attuale Governo di Israele, la popolazione palestinese vive una guerra senza fine, che rinnova il dramma originario della Nakba del 1948. No Other Land è un titolo che suona anche come un monito di ribellione di fronte alle recenti dichiarazioni di Donald Trump, che vorrebbe trasferire i Palestinesi nei Paesi arabi confinanti, eliminando definitivamente dall’orizzonte politico il progetto di due popoli e due stati, unica vera soluzione al conflitto israelo-palestinese. È stride ancora di più con le immagini del surreale video generato con l’aiuto dell’AI, in cui la striscia di Gaza, oggi rasa al suolo dalle bombe, viene trasformata in una sorta di oscena e luccicante Las Vegas del Mediterraneo.

Frutto di un lavoro collettivo palestinese-israeliano, realizzato da quattro autori – Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor –, l’opera ha fatto incetta di prestigiosi riconoscimenti, tra cui miglior documentario al Festival di Berlino, un Oscar e un premio come miglior documentario europeo agli European Film Awards. Il film prende le mosse dalla storia di amicizia tra Basel, un’attivista palestinese, e Yuval, un giornalista israeliano, per raccontare gli espropri, i soprusi e le distruzioni causate dalle politiche di espansione del Governo Israeliano nelle terre della Cisgiordania, in particolare nell’area di Masafer Yatta, dove ci sono numerosi villaggi palestinesi che ospitano piccole comunità di agricoltori. Le case vengono sistematicamente abbattute seguendo un piano di espansione per creare nel territorio della Cisgiordania nuovi insediamenti israeliani. Il documentario alterna coinvolgenti e drammatiche riprese in diretta a momenti di riflessione su quanto sta accadendo da molti anni in questa regione. Le immagini concitate di violenza e distruzione non solo sono spietate e drammatiche, ma mettono in luce quanto profondo sia ormai l’odio in questa terra. Demolizioni, trasferimenti, umiliazioni sono all’ordine del giorno e segnano, ormai da generazioni, il destino di un popolo che sembra aver perso ogni diritto e ogni speranza. Nonostante le numerose risoluzioni dell’ONU, che condannano le politiche israeliane nelle terre palestinesi della Cisgiordania, nulla è cambiato nel corso degli anni e le violazioni continuano sotto lo sguardo indifferente del mondo. Il documentario è un potente atto d’accusa, non solo contro la progressiva espansione illegale dei coloni, ma anche contro il colpevole silenzio e l’indifferenza che accompagnano la tragedia del popolo Palestinese.

 

No other land

Un documentario di: Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor

Produzione: Palestina, Norvegia, 2024

Durata: 96 minuti

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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