Settimana corta, spunti dall’esperienza americana

Tempo di lettura stimato: 10 minuti
L’adozione della settimana corta nella secondaria di secondo grado è legata a una riflessione sulle pratiche didattiche, ma scarsi sono i dati sulle differenze di prestazioni tra le scuole che scelgono la settimana scolastica da 5 giorni e le altre. Il confronto con scelte simili nelle high school americane sembra suggerire che accorciare la settimana scolastica allungando il tempo trascorso a scuola nelle singole giornate non migliori i risultati, e abbia ricadute negative nel lungo periodo sugli apprendimenti e sulla dispersione scolastica.

Settimana corta o settimane corte?

Quando si parla di “settimana corta” nel sistema scolastico italiano ci si riferisce a una scansione sperimentale delle unità orarie e alla riduzione dei giorni di scuola da sei a cinque. Si ricordi che nella Secondaria di Secondo grado si prevede un diverso monte ore totale a seconda dell’ordine di scuole: il numero di ore da svolgere durante la settimana varia, dalle 27 ore settimanali dei licei nel primo biennio, che diventano 31 nel secondo biennio e all’ultimo anno (Liceo Classico – Miur, n.d.), alle 32 ore settimanali degli istituti professionali (Istituti Professionali – Miur, n.d.). La distribuzione del monte ore è più omogenea nella primaria e nella secondaria di primo grado (Orario Scuole – Miur, n.d.).
La facoltà di modificare i tempi dell’apprendimento a scuola compare con la legge n. 59 del 15 marzo 1997, la quale sancisce l’autonomia delle scuole che permette il superamento dei vincoli in materia di unità oraria di lezione e la distribuzione delle attività didattiche in non meno di cinque giorni settimanali (Passo, 2017). Tali indicazioni trovano sostanziale conferma nelle riforme successive. La scelta della rimodulazione dell’orario scolastico può comportare la necessità di rientri nel pomeriggio o la riduzione temporale delle unità orarie, per esempio da 60 minuti a 50. Se la rimodulazione dipende da esigenze organizzative (trasporti, ottimizzazione dei costi del funzionamento) non è soggetta a recupero dei minuti che vengono sottratti alle unità orarie; se la scelta viene giustificata da motivazioni didattiche, i minuti sottratti alle unità orarie vanno recuperati dai docenti tramite ulteriori unità orarie di attività[1]. Tutto ciò non implica l’obbligo di ripensare la didattica.

Il dibattito italiano

L’analisi dell’organizzazione deI tempo scuola appare legata alla riflessione sulle pratiche didattiche, che ne fanno un oggetto plasmabile a seconda della visione dell’apprendimento e dell’insegnamento (Giovannini, 2016). L’adozione di sperimentazioni sulla scansione del tempo scuola compare negli studi soprattutto per quanto riguarda il tempo prolungato e il tempo pieno nella scuola primaria. Tale forma di organizzazione pare svuotarsi nei decenni, tanto da rischiare di divenire una modalità organizzativa che fornisce solo più ore di scolarizzazione (Triani, 2017). Di variabili didattiche legate all’organizzazione del tempo scuola si occupano Chippa, Mosa e Orlandini a partire dalle proposte del movimento Avanguardie Educative (Chippa et al., 2022). Di recente è emerso come fra i fattori che favoriscono la riduzione del disagio degli studenti ci sia un tempo scuola di qualità (Daniele, 2022).
Nondimeno è difficile trovare dati sulle differenze di prestazioni tra le scuole che scelgono la settimana scolastica da 5 giorni e le altre. Per la primaria, ad esempio, Triani (cit) nota i pochi dati disponibili, e Fiore evidenzia come le differenze nelle performance siano minime (Fiore, 2019). Praticamente assentii dati per la secondaria.

Il caso degli USA

Comparare sistemi scolastici fra loro molto diversi ha un valore relativo, eppure, in mancanza di ulteriori evidenze, il confronto può essere utile per una qualche ipotesi preliminare.
Il sistema scolastico americano prevede un percorso di 4 anni frequentato dall’80% degli studenti tra i 13 e i 18 anni (Secondary Education | Benefits, Challenges & Solutions | Britannica, n.d.), scuole comprensive, le High School, con materie comuni e materie specialistiche a scelta, oltre a scuole più settoriali (High School | Curriculum, Graduation & College Prep | Britannica, n.d.) e studenti con maggiore autonomia nella costruzione del piano di studi rispetto a quanto accade in Italia.
Esistono differenze organizzative che riguardano sia la scansione oraria della singola giornata che l’organizzazione del calendario scolastico: «A scuola poi è anche possibile frequentare delle attività extrascolastiche che in molti casi influiscono sulla votazione finale. Tra queste primeggiano soprattutto le discipline sportive […]. L’anno scolastico dura all’incirca nove mesi. Ogni anno scolastico viene suddiviso in due semestri che prendono il nome di term e in quattro bimestri che vengono chiamati quarter. […]. I corsi scolastici negli Usa si tengono dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 15.30 circa: ognuno di essi ha una durata di cinquanta minuti ma tra una lezione e l’altra sono previste delle brevi pause per permettere agli alunni di raggiungere la classe in cui si terrà quella successiva. Inoltre è presente una pausa pranzo che dura quaranta minuti mentre durante le ore pomeridiane gli studenti possono dilettarsi in attività extracurriculari come quelle sportive» (La Scuola Negli USA: Come Funziona, su Scuola.Net, 2021).

La settimana corta nel sistema scolastico americano

Negli ultimi decenni in alcuni distretti si è deciso il passaggio da una settimana scolastica di 5 giorni a una di 4. Gli esiti di questa scelta sugli apprendimenti informano di un quadro contraddittorio, se non deludente. Gli studi di Hedtke evidenziano nel lungo periodo risultati sensibilmente peggiori in matematica e lettura per le scuole che adottano la settimana di 4 giorni (Hedtke, 2014). Hewitt e Denny osservano che le scuole che scelgono la settimana lunga ottengono risultati lievemente migliori, anche se non in misura significativa (Hewitt & Denny, n.d.). In linea anche le conclusioni di Anderson e Walker (Anderson & Walker, 2015); lo studio del team di Tharp segnala come la settimana corta influisca negativamente sugli apprendimenti degli studenti (Tharp et al., 2016). Morton conferma i soli vantaggi organizzativi della settimana corta (Morton, 2021), mentre Thompson evidenzia risultati peggiori in matematica e lettura, specie per gli studenti più poveri (P. Thompson, 2021). Sawchuck nota un calo nel miglioramento dei risultati più pronunciato in matematica nell’arco di tre anni (Sawchuk, 2021). Si riporta una crescita dell’assenteismo e dei ritardi nella conclusione del percorso di studi (P. N. Thompson et al., 2022). Thompson e Ward segnalano che il calo nei risultati di apprendimento diventa più significativo nelle scuole che associano alla settimana scolastica da 4 giorni una riduzione del monte ore complessivo a scuola (P. N. Thompson & Ward, 2022).

Conclusione

Il passaggio nel modello americano dalla settimana scolastica di cinque giorni a una di quattro giorni appare non giustificato da ragioni didattiche. Emergono nel lungo periodo cali nel rendimento scolastico, specie nelle scuole che decidono di associare la settimana di 4 giorni a una riduzione del monte ore complessivo, nonché una crescita della dispersione scolastica e dell’assenteismo.
Di conseguenza, e a uno stadio ovviamente preliminare, pur osservando le differenze tra i sistemi, l’esperienza degli USA suggerisce cautela nell’adottare nella nostra secondaria di secondo grado una scansione del tempo scuola che concentri le attività in un minor numero di giorni. I miglioramenti nella gestione del disagio e della salute mentale a scuola o della qualità della vita dei discenti e dei lavoratori del settore, l’impatto sui costi delle istituzioni scolastiche e l’impatto ambientale non implicano migliori risultati scolastici. Se l’esempio americano è in qualche modo comparabile, esso informa che accorciare la settimana scolastica allungando il tempo trascorso a scuola nelle singole giornate non migliora gli apprendimenti, semmai diversi studi lasciano supporre ricadute negative nel lungo periodo, nonché un impatto negativo sulla dispersione scolastica.


Bibliografia

Chippa, S., Mosa, E., & Orlandini, L. (2022). Progettare il tempo a scuola. La flessibilità oraria come risorsa pedagogica. Carocci. https://www.ibs.it/progettare-tempo-a-scuola-flessibilita-libro-vari/e/9788829009602

Daniele, K. (2022). Uno studio qualitativo sulla salute mentale e il disagio a scuola: la prospettiva degli adolescenti nel tempo della pandemia. Journal of Health Care Education in Practice, 4(2), 3–16. https://doi.org/10.14658/PUPJ-jhcep-2022-2-2

Fiore, B. (2019). Tempo pieno e 27 ore nella scuola primaria: c’è qualche differenza nelle performance? In Uno sguardo sulla scuola. II Seminario “I dati INVALSI: uno strumento per la ricerca.” Franco Angeli. https://boa.unimib.it/handle/10281/241899?mode=complete

Giovannini, V. (2016). Il tempo della scuola: implicazioni per il lavoro docente.

Hedtke, J. (2014). The Four-Day versus the Five-Day School Week: A Comparative Study of South Dakota Schools. https://www.academia.edu/68712010/The_Four_Day_versus_the_Five_Day_School_Week_A_Comparative_Study_of_South_Dakota_Schools

Hewitt, P., & Denny, G. (n.d.). The Four-Day School Week: Impact on Student Academic Performance. The Rural Educator, 32, 23–31. Recuperato il 6 dicembre 2023 da https://doi.org/10.35608/ruraled.v32i2.431

High school | Curriculum, Graduation & College Prep | Britannica. (n.d.). Recuperato il 10 dicembre 2023 da https://www.britannica.com/topic/high-school

Istituti Professionali – Miur. (n.d.). Recuperato il 19 dicembre 2023 da https://www.miur.gov.it/web/guest/istituti-professionali

La scuola negli USA: come funziona – Scuola.net. (2021, June). https://www.scuola.net/news/445/la-scuola-negli-usa-come-funziona

Liceo classico – Miur. (n.d.). Recuperato il dicembre 2023 da https://www.miur.gov.it/web/guest/liceo-classico

Anderson, M. D., & Walker, M. B. (2015). Does Shortening the School Week Impact Student Performance? Evidence from the Four-Day School Week. Education Finance and Policy, 10(3), 314–349. https://doi.org/10.1162/EDFP_A_00165

Morton, E. (2021). Effects of Four-Day School Weeks on School Finance and Achievement: Evidence From Oklahoma. Educational Researcher, 50(1), 30–40. https://doi.org/10.3102/0013189X20948023

Orario scuole – Miur. (n.d.). Recuperato il 19 dicembre 2023 da https://www.miur.gov.it/orario-scuole

Passo, F. D. (2017). LA SCUOLA ITALIANA. LE RIFORME DEL SISTEMA SCOLASTICO DAL 1848 AD OGGI. La Scuola Italiana. Le Riforme Del Sistema Scolastico Dal 1848 Ad Oggi. https://www.academia.edu/36819815/LA_SCUOLA_ITALIANA_LE_RIFORME_DEL_SISTEMA_SCOLASTICO_DAL_1848_AD_OGGI

Sawchuk, S. (2021, October 7). 4-Day School Weeks: New Research Examines the Benefits and Drawbacks. Education Week. https://www.edweek.org/leadership/4-day-school-weeks-new-research-examines-the-benefits-and-drawbacks/2021/10

Secondary education | Benefits, Challenges & Solutions | Britannica. (n.d.). Recuperato il 10 dicembre 2023 da https://www.britannica.com/topic/secondary-education

Tharp, T. W., Matt, J., & O’Reilly, F. L. (2016). Is the Four-Day School Week Detrimental to and Student Success? Journal of Education and Training Studies, 4(3). https://www.academia.edu/71931470/Is_the_Four_Day_School_Week_Detrimental_to_and_Student_Success

Thompson, P. (2021). Effects of Four-Day School Weeks on Student Achievement: Evidence from Oregon. SSRN Electronic Journal. https://doi.org/10.2139/SSRN.3390191

Thompson, P. N., Tomayko, E. J., Gunter, K. B., & Schuna, J. (2022). Impacts of the four-day school week on High School achievement and educational engagement. Education Economics, 30(5), 527–539. https://doi.org/10.1080/09645292.2021.2006610

Thompson, P. N., & Ward, J. (2022). Only a matter of time? The role of time in school on four-day school week achievement impacts. Economics of Education Review, 86. https://doi.org/10.1016/J.ECONEDUREV.2021.102198

Triani, P. (2017). Il tempo pieno nella scuola primaria italiana. STUDIUM EDUCATIONIS – Rivista Semestrale per Le Professioni Educative, 2, 81–92. https://ojs.pensamultimedia.it/index.php/studium/article/view/2454


Note

[1] Secondo tale disposizione qualora siano deliberate sperimentazioni che comportino la riduzione dell’unità oraria di lezione, i docenti «completano l’orario dell’obbligo con attività connesse alla sperimentazione o con altre modalità previste dallo stesso progetto di sperimentazione». […] Secondo l’articolo 21 della legge n. 59/1997 e l’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275/1999, nell’ambito dell’autonomia didattica le istituzioni scolastiche “regolano i tempi dell’insegnamento”. Ad esse spetta, tra l’altro: «la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l’unità oraria di lezione” e l’utilizzazione, nell’ambito del curricolo obbligatorio degli spazi orari residui. Nell’ipotesi in cui venga ridotta l’unità oraria di lezione, come esplicitamente previsto dall’articolo 21 della legge n. 59/1997; dall’articolo 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275/1999, nonché – da ultimo – dall’articolo 3 decreto del Presidente della Repubblica n. 234/2000 (secondo cui «l’adozione nel piano dell’offerta formativa, di unità di insegnamento non coincidenti con l’unità oraria non può comportare la riduzione dell’orario obbligatorio annuale costituito dalle quote di cui ai commi 1 e 2 – curricolo obbligatorio – nell’ambito del quale devono essere recuperate le residue frazioni di tempo») – la quota oraria deve essere recuperata:

  1. a) sia in relazione al monte ore annuale da dedicare alle discipline obbligatorie;
  2. b) sia in relazione all’obbligo di servizio dei docenti. (Passo, cit.)
Condividi:

Sebastiano Valentino Cuffari

È laureato in lettere, indirizzo classico, e insegna presso l’IIS “Fortuny” di Brescia; si è occupato di
innovazione della didattica e della valutazione, nonché dell’introduzione del digitale a scuola.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it