Tutto in un giorno

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L’attore spagnolo Juan Diego Botto, dopo alcune brevi esperienze alla regia nelle serie “¡Hay motivo!” (2004) e “Relatos con-fin-a-do”s (2020), firma il suo primo lungometraggio: “Tutto in un giorno”. Al centro della vicenda c’è il dramma della perdita della casa e il pericolo di finire per strada senza alcuna speranza di via d’uscita.

 

In Spagna lo sfratto è un’emergenza nazionale che ha raggiunto dimensioni allarmanti. Come recita il finale del film, in 10 anni sono stati eseguiti 400.000 sfratti e ancora oggi ne avvengono 100 al giorno. Molti cittadini spagnoli che non sono riusciti a pagare il mutuo o l’affitto per problemi economici si sono trovati da un giorno all’altro con la vita distrutta. Il problema è esploso soprattutto dopo la crisi economica del 2008, provocata dal fallimento della banca Lehman Brother, che ha generato ripercussioni negative sul mercato finanziario globale.

 

 

Tuttavia, il fenomeno ha origini più antiche, in particolare nella bolla immobiliare spagnola dell’inizio degli anni 2000. La concessione di prestiti alle imprese di costruzioni e di mutui ai cittadini a tassi molto convenienti ha provocato un forte indebitamento di famiglie e di società immobiliari. La domanda ha fatto rapidamente crescere il prezzo delle case, creando una bolla speculativa. La conseguenza è stata un repentino crollo della domanda e del valore degli immobili, accompagnato da una spinta alle vendite per cercare di rientrare dagli investimenti. Il successivo peggioramento del contesto economico ha determinato un forte rialzo dei tassi d’interesse dei mutui, che hanno raggiunto cifre così elevate da non poter più essere pagate da molte persone, spesso alle prese anche con licenziamenti o lavori sempre più precari e mal pagati. La crisi economica legata alla bolla immobiliare si è tradotta in un dramma di enormi proporzioni.

Juan Diego Botto ha deciso di portare sullo schermo il disagio sociale di questa situazione, con un film di denuncia e d’impegno civile, che per i temi trattati e il registro narrativo, ricorda il cinema di Ken Loach o dei fratelli Dardenne e in particolare l’opera dei due fratelli belgi Due giorni, una notte (2014), con cui condivide la breve scansione temporale della storia, l’ansia e la frenesia della ricerca di una soluzione e un termine ineluttabile che conduce alla disperazione.

 

In una sola giornata si consuma il dramma esistenziale di tre donne in difficoltà economica, che non riescono più a far fronte ai debiti con le banche e hanno ricevuto il decreto esecutivo dell’imminente sfratto. Azucena ha un contratto part-time in un supermercato e il marito lavora in modo saltuario come manovale per quattro euro all’ora. Il sogno di una casa di proprietà acquistata con un mutuo si rivela una condanna senza scampo. Badìa, una giovane nordafricana, vive con la figlia in piccolo appartamento. Nonostante lavori tutto il giorno facendo le pulizie in diversi locali, non riesce a guadagnare a sufficienza per pagare l’affitto. Teodora, un’anziana signora, ha ipotecato la casa per garantire un investimento del figlio, purtroppo finito male. La banca si prenderà la sua casa e la sua vita.

A tenere insieme le tre storie, intrecciandone i percorsi e i destini, c’è Rafa, un avvocato impegnato nel sociale, che vive il suo lavoro come una vera e propria missione in favore di chi ha bisogno, tanto da trascurare la famiglia e mettere in gioco la sua vita privata e i suoi affetti più cari.

Il film si apre con alcune sequenze in cui le porte sono protagoniste della scena, quasi a voler dare allo spettatore una chiave di lettura della storia. Il tema della soglia e del confine, tra la sicurezza illusoria della casa, dello spazio privato, e l’ostilità dell’universo esterno, della società, delle banche e del mondo del lavoro, percorre tutto il film, scandendone i momenti più drammatici. Il ritmo frenetico e sincopato del montaggio, e l’agitarsi frettoloso dei protagonisti in una corsa disperata, creano la sensazione quasi fisica del tempo che scorre, trasmettendo un senso di impotenza di fronte a un sistema economico spietato. Sempre in ritardo, anche nelle più banali faccende quotidiane, i protagonisti sembrano vivere un tempo forzatamente accelerato, una vita di cui non hanno il controllo, ma che subiscono senza potersi ribellare. Nonostante gli sforzi personali, i tentativi velleitari di risolvere i problemi, una corrente inarrestabile trascina le persone verso il baratro, verso un finale che frantuma le vite in un vortice di disperazione senza speranza.

Un film molto attuale, e assolutamente da vedere, in un momento storico in cui le diseguaglianze sociali ed economiche il lavoro precario e sottopagato stanno aumentando, mettendo in pericolo l’esistenza di molte persone, che rischiano di scivolare irrimediabilmente verso la povertà.


Tutto in un giorno

Un film di Juan Diego Botto

Con: Penélope Cruz, Luis Tosar, Font García, Adelfa Calvo, Christian Checa, Aixa Villagrán, Nur Al Levi, Javier Perdiguero, Fabrice Boutique.

Produzione: Spagna-UK, 2022

Durata: 105 minuti

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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