Ennio Morricone, addio maestro

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Ci ha lasciati Ennio Morricone, il più grande autore di musica per film. Ricordiamo la sua lunga, luminosa carriera.
Morricone
Ennio Morricone al pianoforte – Epa/Ampas/Ansa

Le sue composizioni non sono mai state un semplice accompagnamento, ma un elemento fondamentale della struttura narrativa, al pari delle immagini, dei dialoghi e della fotografia. La centralità della musica nel cinema è sempre stato l’elemento distintivo del suo lavoro. Non a caso, con molti registi ha tessuto lunghi rapporti di collaborazione, che hanno creato veri capolavori di cui ricorderemo sempre le musiche.

Nato a Roma il 10 novembre 1928, Ennio Morricone si era diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia, ma il successo e la fama non arriveranno solo grazie agli spartiti. Possedeva un innato talento visivo, capace di trasformare in note e melodie le atmosfere del cinema. Una sensibilità d’entrare in empatia con le immagini assolutamente unica. Nel 2007 ha ricevuto il premio Oscar alla carriera e nel 2016 l’Oscar per la miglior colonna sonora per il film di Quentin Tarantino The Hateful Eight, dopo le candidature per: I giorni del cielo, Mission, Malena, Bugsy e Gli Intoccabili.

Per qualche dollaro in più

Nella sua lunga carriera ha scritto musiche per oltre 500 film. Ne ricordiamo solo qualcuno tra i più importanti: Il federale (1961) e La voglia matta (1962) di Luciano Salce, I Basilischi (1963) di Lina Wertmüller, Prima della Rivoluzione (1964) e Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci, I pugni in tasca (1965) e La Cina è vicina (1967) di Marco Bellocchio, La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo, Teorema (1968) e I racconti di Canterbury (1972) di Pier Paolo Pasolini, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), La classe operaia va in paradiso (1971) e Todo Modo (1976) di Elio Petri, L’uccello dalle piume di cristallo (1970),  Il gatto a nove code (1971) e 4 mosche di velluto grigio (1971) di Dario Argento, I Cannibali (1970) di Liliana Cavani, Il deserto dei tartari (1976) di Valerio Zurlini, I giorni del cielo (1979) di Terence Malik, La cosa (1982) di John Carpenter, Mission (1986) di Roland Joffé, Gli intoccabli (1987) di Brian de Palma, Frantic (1988) di Roman Polanski, Nuovo Cinema Paradiso (1988), Stanno tutti bene (1990), Una pura formalità (1994), La leggenda del pianista sull’Oceano (1998) e Malena (2000) di Giuseppe Tornatore Légami (1989) di Pedro Almodovar, Bugsy (1991) di Barry Levinson, Sostiene Pereira (1995) di Roberto Faenza e The Hateful Eight (2015) Quentin Tarantino.

Nonostante abbia collaborato a lungo con diversi registi, il sodalizio artisticamente più proficuo è stato quello con Sergio Leone. Compagni di classe alle scuole elementari, si troveranno da adulti a costruire insieme la magia di alcuni capolavori della storia del cinema. Per Sergio Leone ha firmato le colonne sonore di Per un pugno di dollari (1964), sotto lo pseudonimo di Dan Savio, Per qualche dollaro in più (1965), Il buono, il brutto, il cattivo (1966), C’era una volta il west (1968), Giù la testa (1971), C’era una volta in America (1984).

C’era una volta in America

Il cinema visivo di Sergio Leone, con sceneggiature spesso scarne e pochi dialoghi, lascia spazio a una partitura musicale a cui è affidato il compito di interpretare e dare senso alle immagini. La scrittura cinematografica rarefatta di Leone, con le coordinate spazio-temporali dilatate al parossismo, i vuoti apparenti e i tempi immobili, sono perfetti per accogliere e integrare nella sua sintassi una colonna sonora capace di diventare protagonista di lunghe sequenze.

C’era una volta il west

Nel cinema di Leone la musica non è un sottofondo, occupa la scena con la forza espressiva di un primo piano. La voce si trasforma da parola in musica, si fa canto, melodie indimenticabili che non si limitano ad accompagnare le immagini, ma sono esse stesse creatrici si senso, all’interno di una narrazione che assomiglia spesso a una partitura visiva. Durante la lavorazione degli ultimi film, Leone faceva scrivere la musica ancor prima di girare, quasi fosse l’elemento narrativo portante da completare poi con le immagini e i dialoghi. Si spiega così l’integrazione profonda della musica nel suo cinema e il ruolo fondamentale che gioca.

L’uso del refrain, della voce come strumento musicale, il ruolo iconico dell’armonica a bocca, di rumori di scena che salgono alla ribalta con insolita forza espressiva, sono gli elementi della profonda collaborazione artistica tra Sergio Leone ed Ennio Morricone. Una fusione totale, con musica e immagini che dialogano in perfetta simbiosi. La magia di un incontro tra due talenti straordinari, da riscoprire rivedendo e ascoltando i film, ancora una volta.

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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