Un simpatico marziano, rigorosamente verde, viene inviato in missione sulla terra per esplorare l’arte contemporanea. Con la sua navicella spaziale atterra al MoMA di New York e aspetta fiducioso l’aiuto dei bambini per visitare il museo.
Il fatto è che il primo libro Eugenides è uno di quelli a cui volentieri si accorda il beneficio dell’imperfezione, e che, come ogni opera che ottiene al suo personaggio un’aura mitica, deve fare i conti con la sua stessa ambiguità.
Le riflessioni a margine di un passo di Tito Livio (Ab Urbe condita, 1, 9), e lo stimolo proveniente da una nuova mostra aperta a Roma, suggeriscono riflessioni sul multiculturalismo e la multietnicità di ieri e di oggi.