2. Sconfiggere la fame

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Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile è il secondo obiettivo dell’Agenda ONU 2030.

«È giunto il momento di ri-considerare come coltiviamo, condividiamo e consumiamo il cibo.
Se gestite bene, l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca possono offrire cibo nutriente per tutti e generare redditi adeguati, sostenendo uno sviluppo rurale centrato sulle persone e proteggendo l’ambiente allo stesso tempo.
Tuttavia, al giorno d’oggi, i nostri suoli, fiumi, oceani, foreste e la nostra biodiversità si stanno degradando rapidamente. Il cambio climatico sta esercitando pressioni crescenti sulle risorse dalle quali dipendiamo, aumentando i rischi associati a disastri ambientali come siccità e alluvioni. Molte donne delle zone rurali non sono più in grado di sostenersi con i proventi ricavati dalle loro terre, e sono quindi obbligate a trasferirsi in città alla ricerca di opportunità.
È necessario un cambiamento profondo nel sistema mondiale agricolo e alimentare se vogliamo nutrire 795 milioni di persone che oggi soffrono la fame e gli altri 2 miliardi di persone che abiteranno il nostro pianeta nel 2050.
Il settore alimentare e quello agricolo offrono soluzioni chiave per lo sviluppo, e sono vitali per l’eliminazione della fame e della povertà.»

Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 dell’ONU

Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030, quello di sconfiggere la fame tocca il problema più antico della biosfera. Tutti i viventi, da che esiste la vita sulla Terra, sono impegnati ogni giorno a garantirsi la sopravvivenza attraverso la ricerca di alimenti. Possiamo leggere l’intera evoluzione della specie umana attraverso la ricerca del cibo e della sicurezza alimentare. Una vicenda profondamente geografica, perché è prima di tutto per sconfiggere la fame che le popolazioni umane si sono diffuse per tutto il pianeta, scoprendo come adattarsi ad ambienti, climi e risorse diverse, imparando a conoscere le piante alimentari e a cacciare gli animali, a cuocere e a conservare gli alimenti e infine a produrli coltivando la terra e allevando gli animali. L’invenzione dell’agricoltura è stata un passaggio straordinario nell’obiettivo di sconfiggere la fame. Ha cambiato la cultura e il paesaggio, portando poi alla stanzialità e alla nascita delle città, allo sviluppo dei mercati e quindi delle vie di comunicazione. Il mondo come lo conosciamo oggi. La produzione di alimenti è aumentata rapidamente, permettendo di sostenere una popolazione in aumento. Fino agli attuali quasi otto miliardi. Ma la fame non è sparita. Le statistiche dell’ONU ci dicono che quasi un miliardo di persone, più di un essere umano su dieci, è denutrito. Perché?
Qui la produzione di alimenti non c’entra più. Oggi nel mondo produciamo molto più cibo di quello che serve a sfamare otto miliardi di persone. La questione riguarda ora la giustizia sociale, il modo con cui le società umane, attraverso l’economia e la politica, regolano la gestione delle risorse e la distribuzione della ricchezza. Ma torna anche a riguardare la cultura: come ci consideriamo come esseri umani, e quindi che importanza diamo alla vita umana e al sostegno verso chi è più debole e manca di risorse di base per i propri bisogni.
Così, nonostante siano passati più di 50 mila anni da quando i nostri lontani progenitori si sono spinti al di là della Rift Valley alla ricerca di cibo per sopravvivere, l’obiettivo di sconfiggere la fame non è stato raggiunto.Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.


L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

Obiettivo 2: Fatti e cifre

1.    Fame
•    Circa 795 milioni di persone nel mondo – ovvero una persona su nove – sono denutrite.

•    La maggior parte delle persone che nel mondo soffre la fame vive in Paesi in via di sviluppo, dove il 12,9% della popolazione è denutrita.
•    L’Asia è il continente con il maggior numero di persone che soffrono la fame: due terzi della popolazione totale. Negli ultimi anni la percentuale si è ridotta in Asia meridionale, ma è aumentata leggermente in Asia occidentale.
•    I maggiori problemi di denutrizione si rilevano in Asia meridionale, con quasi 281 milioni di persone denutrite. In Africa subsahariana, le proiezioni per il periodo 2014-2016 indicano un tasso di denutrizione di quasi il 23%.
•    La malnutrizione provoca quasi la metà (45%) delle morti nei bambini al di sotto dei cinque anni: 3,1 milioni di bambini all’anno
•    Nel mondo, un bambino su quattro soffre di ritardo nella crescita. Nei Paesi in via di sviluppo, la proporzione può salire a 1 su 3
•    Nelle regioni in via di sviluppo, 66 milioni di bambini che possiedono un’età per frequentare la scuola primaria vanno a scuola affamati, con 23 milioni solo in Africa.

2.    Sicurezza alimentare
•    L’agricoltura è il settore che impiega il maggior numero di persone in tutto il mondo, fornendo mezzi di sostentamento per il 40% della popolazione mondiale. È la principale fonte di reddito e di lavoro per le famiglie rurali più povere

•    500 milioni di piccole aziende agricole nel mondo, la maggior parte delle quali dipende da risorse piovane, forniscono l’80% del cibo che si consuma nella maggior parte del mondo sviluppato. Investire nei piccoli agricoltori, sia donne sia uomini, è la strada migliore per aumentare la sicurezza alimentare e la nutrizione dei più poveri, e per aumentare la produzione alimentare per i mercati locali e globali
•    Dal 1900, il settore agricolo ha perso il 75% della varietà delle colture. Un uso migliore della biodiversità agricola può contribuire ad un’alimentazione più nutriente, a migliori mezzi di sostentamento per le comunità agricole e a sistemi agricoli più resilienti e sostenibili
•    Se le donne attive in agricoltura avessero pari accesso alle risorse rispetto agli uomini, il numero delle persone che soffre la fame nel mondo potrebbe ridursi fino a 150 milioni
•    1,4 miliardi di persone non hanno accesso all’elettricità; la maggior parte di queste persone vive in aree rurali delle regioni in via di sviluppo. In molte regioni, la scarsità energetica rappresenta uno dei principali ostacoli all’obiettivo di ridurre la fame e di assicurare che il mondo produca cibo sufficiente a soddisfare la domanda futura.

Traguardi
2.1     Entro il 2030, porre fine alla fame e garantire a tutte le persone, in particolare ai poveri e le persone più vulnerabili, tra cui neonati, un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l’anno

2.2    Entro il 2030, porre fine a tutte le forme di malnutrizione; raggiungere, entro il 2025, i traguardi concordati a livello internazionale contro l’arresto della crescita e il deperimento nei bambini sotto i 5 anni di età; soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, donne in gravidanza e allattamento e le persone anziane
2.3     Entro il 2030, raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare le donne, i popoli indigeni, le famiglie di agricoltori, i pastori e i pescatori, anche attraverso un accesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e input produttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità per valore aggiunto e occupazioni non agricole
2.4     Entro il 2030, garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e implementare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a proteggere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, a condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri e che migliorino progressivamente la qualità del suolo
2.5     Entro il 2020, mantenere la diversità genetica delle sementi, delle piante coltivate, degli animali da allevamento e domestici e delle specie selvatiche affini, anche attraverso banche di semi e piante diversificate e opportunamente gestite a livello nazionale, regionale e internazionale; promuovere l’accesso e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e della conoscenza tradizionale associata, come concordato a livello internazionale
2.a     Aumentare gli investimenti, anche attraverso il miglioramento della cooperazione internazionale, in infrastrutture rurali, ricerca agricola e formazione, sviluppo tecnologico e le banche di geni vegetali e animali, al fine di migliorare la capacità produttiva agricola nei paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati
2.b     Correggere e prevenire restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali, anche attraverso l’eliminazione parallela di tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni agricole e di tutte le misure di esportazione con effetto equivalente, conformemente al mandato del Doha Development Round
2.c    Adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari e loro derivati e facilitare l’accesso rapido alle informazioni di mercato, incluse le riserve di cibo, al fine di contribuire a limitare l’instabilità estrema dei prezzi dei beni alimentari

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Cristiano Giorda

Ricercatore presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Torino. Insegna Didattica della geografia nel corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Ha insegnato geografia nella scuola primaria, presso la SISS e presso Università e Politecnico di Torino. Autore di manuali di geografia per Loescher Editore, si occupa anche di formazione in servizio degli insegnanti con l’Associazione italiana insegnanti di geografia.

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