Ci sono molti buoni motivi per riproporre nel concreto il binomio lingua italiana & televisione. Proviamo a esaminarne alcuni, chiedendoci in primo luogo che cosa sia stato fatto fino ad oggi e che cosa si possa fare in futuro. Sarà facile, innanzitutto, associare il battesimo di questo Quaderno della Ricerca con il sessantesimo compleanno della televisione, che cade in coincidenza non casuale con il novantesimo della radio.
Nato per educare, informare e intrattenere, il servizio pubblico della RAI ha coadiuvato negli anni il mondo della scuola fino alle più recenti espressioni negli attuali progetti multipiattaforma.
È una società, la nostra, che la televisione ha accompagnato fin dai tempi della ricostruzione e dell’alfabetizzazione degli adulti nel secondo dopoguerra, ridisegnando la sua offerta all’interno di tutti gli scenari che si sono composti e ricomposti negli anni: fino a occuparsi, oggi, dell’alfabetizzazione dei nuovi cittadini provenienti da altre parti del mondo, con lo stesso spirito con il quale Alberto Manzi ha tratto fuori dalle secche dell’analfabetismo postbellico un gran numero di italiani.
La televisione è stata una delle forze che hanno operato per indurre gli italiani, volenti o nolenti, a condividere almeno una lingua comune, proprio perché molti non avevano questa lingua comune, considerata la prevalenza dei dialetti parlati dagli anziani. È una cosa positiva? È una cosa negativa? Dipende da quale considerazione uno ha di questa entità Stato-nazione. C’è del positivo e del negativo: di certo la televisione ha svolto il suo ruolo in questo processo. (Noam Chomsky, Festival delle Scienze, Roma, 24 gennaio 2014)
Un dato più di tutti associa i due universi: risiede in quel bisogno di riprogettarsi che la società e la scuola avvertono in questo tempo complesso, brutale a volte nelle sue modalità, estremo nelle sue forme ed espressioni.
Sentiamo spesso chiedere retoricamente se una lingua abbia un valore politico. Di certo sì, e non solo in quanto strumento per la comunicazione della polis, ma anche e soprattutto perché oggetto e soggetto, nello stesso tempo, della nostra storia, traccia delle nostre esistenze, materia viva del nostro pensiero. Una materia naturalmente vocata alla condivisione: koinè allo stato puro. In questo contesto, il grande potenziale della televisione entra nelle stanze della scuola con il suo mandato di servizio, con strumenti e tecnologie sempre più versatile sempre più spinti verso l’interattività, mettendo il fruitore, cioè l’allievo, al centro del processo comunicativo.
Gli autori di questo Quaderno della Ricerca hanno a lungo lavorato insieme a progetti RAI per l’insegnamento e l’apprendimento dell’italiano realizzati su più piattaforme al servizio della scuola, ciascuno con le sue competenze e con 8 il suo desiderio d’imparare altro. Da questo lavoro comune è nata l’idea di un libro che desse conto del cammino complesso e faticoso, ma anche ricco e fantasioso fatto dall’insegnamento dell’italiano a scuola e in televisione dal 1954 al 2014. Del primo argomento (Parte prima. L’italiano a scuola, pp. 9-46) si è occupato Giuseppe Patota, del successivo (Parte seconda. L’italiano in televisione, pp. 47-86) Isabella Donfrancesco; il testo, però, è frutto di un lavoro condiviso e vuole essere, nelle intenzioni degli autori, un atto d’amore comune: verso la lingua italiana innanzitutto, nelle sue più segrete possibilità, evoluzioni e geometrie, e verso la televisione che, dai tempi di Telescuola fino ai nostri giorni, ne riflette la vita attraverso ogni possibile vettore: quello generalista per attrarre e suscitare attenzione e quello tematico per il vero servizio educativo.
Isabella Donfrancesco è autrice e responsabile di programmi televisivi e crossmediali per la RAI, dove lavora dal 1987. Fra le trasmissioni di cui si è occupata: Parlato semplice, Tema, Parolamia, Passione precaria, Scrittori per un anno, TvTalk, Testimoni del tempo.Ha ideato la linea editoriale di RAIEdu dedicata alla diffusione della lingua italiana, realizzando programmi come Lemma, Calepio, Io parlo italiano, In Italia, Cantieri d’Italia – l’italiano di base per costruire la cittadinanza. Si occupa dei portali RAI di letteratura, arte e del grande portale della lingua italiana. Ha svolto per lungo tempo attività giornalistica e firmato traduzioni e curatele di opere quali Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore di Poe (Newton Compton, Roma 1989), Iberia di Boito (Lucarini, Roma 1988) e Dopo Montale. Incontri con i poeti italiani (Zerynthia, Roma 1993).
Giuseppe Patota è professore ordinario di Storia della lingua italiana presso l’Università di Siena-Arezzo, Accademico corrispondente della Crusca e socio corrispondente dell’Accademia dell’Arcadia, e dal 2004 Direttore scientifico del Dizionario Italiano Garzanti. Al suo attivo circa novanta pubblicazioni, fra cui L’«Ortis» e la prosa del secondo Settecento (Accademia della Crusca, Firenze 1987), Leon Battista Alberti,Grammatichetta / Grammaire de la langue toscane (Les Belles Lettres, Parigi 2003),Grammatica di riferimento della lingua italiana per stranieri (Società Dante Alighieri-Le Monnier, Roma-Firenze 2003); Itaria-go no kigen (Kyōto University Press, Kyōto 2007); Prontuario di grammatica (Laterza, Roma-Bari 2013). È autore, con Valeria Della Valle, di testi divulgativi dedicati alla lingua italiana, dal Salvalingua (Sperling & Kupfer, Milano 1996) a L’italiano in gioco (2014). È consulente di RAIEdu per l’insegnamento dell’italiano a stranieri. Per Loescher ha pubblicato, insieme a Francesco De Renzo, la grammatica Funziona così.
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