Bastava un abbraccio

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Il 27 marzo è la Giornata Mondiale del Teatro. Anche quest’anno la redazione de «La ricerca» è andata a trovare gli studenti della scuola vincitrice del premio “Scrivere il teatro” del Miur e dell’International Theatre Institute: il Liceo Max Fabiani di Gorizia.
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Un momento dello spettacolo.

Il centro italiano dell’International Theatre Institute, insieme alla Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Miur, organizza da tre anni un concorso per le scuole intitolato “Scrivere il teatro”. Gli studenti delle scuole primarie e secondarie di tutta Italia sono invitati a mettersi alla prova, in qualità di drammaturghi, presentando un testo della durata massima di dodici minuti. I vincitori ricevono in premio una residenza artistica a Cinigiano, in provincia di Grosseto, condotta da Accademia Mutamenti, ovvero da Giorgio Zorcù e Sara Donzelli, i quali hanno il compito di aiutare la messa in scena dello spettacolo, rappresentato proprio in queste ore, durante la celebrazione della giornata mondiale, al Teatro Eliseo di Roma.

Quest’anno i vincitori sono le ragazze e i ragazzi del Liceo Max Fabiani di Gorizia, autrici e autori di “Bastava un abbraccio”, un testo scritto da due classi durante un laboratorio di scrittura creativa condotto dallo scrittore Pino Roveredo e dalle insegnanti Elena Iess e Michela Appugliese. L’opera, che si apre con la visione di un’intervista a Franco Basaglia, è ambientata nell’ex manicomio di Gorizia.

La sinossi

Tutto si svolge durante una visita presso l’ex manicomio di Gorizia, i ragazzi della scolaresca in visita conoscono Angela, una bambina invisibile, e i suoi compagni prigionieri essi stessi del manicomio, creature visibili. Tutti sono prigionieri delle loro cartelle cliniche nel polveroso e puzzolente archivio dell’ex manicomio; i visitatori entrano nel loro mondo e  maturano la volontà di  liberare le tante storie di cui partecipano inermi. In un intreccio tra storie passate e presenti, personaggi invisibili e visibili imprigionati nei loro destini, impotenti di fronte agli accadimenti, in una storia che si interroga su aspetti del passato e del presente in un continuo dialogo/confronto.

Durante la prova aperta che si è svolta a Cinigiano sabato 24 marzo, il gruppo teatrale del Liceo Fabiani ha messo in scena per la prima volta il testo, dopo nove giorni di intensi lavori preparatori. I registi (e allenatori) Giorgio Zorcù e Sara Donzelli, coadiuvati da Renato Corosu, il funzionario che segue il progetto per il Miur, si sono limitati a presentare il lavoro, lasciando la scena agli studenti.

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Una delle studentesse attrici durante una delle prove dello spettacolo.

Questo è l’inizio dell’atto unico:

Una scolaresca in visita presso l’Ex Manicomio di Gorizia.
Fa da cicerone un’ex infermiera.

ex INFERMIERA … Eccoci questo era lo studio del dottor Franco Basaglia, lui è stato l’artefice della rivoluzione del modo di approcciare e di trattare i malati mentali… ci ha insegnato moltissimo quando è arrivato qui…

II VISITATRICE Com’è stata la sua esperienza in questo posto con i malati?

ex INFERMIERA Ancora ricordo il primo impatto avuto con il reparto C cronici, è stato scioccante, ma la fortuna volle che il giorno dopo è entrato un personaggio, una persona alta, che mi disse in dialetto, perché lui parlava così: «Cos’ te fa lì?… non cusì!!!… devi parlare con i pazienti, devi sentire i loro problemi!!!». Essendo un’infermiera il mio lavoro, da quando lui è entrato nel reparto, è cambiato…

IV VISITATRICE Raga è già un’ora che questa parla, basta, infiliamoci qua dentro… (sgattaiolano via dal gruppo)

Il seguito, che forse deve qualcosa alla lettura delle Operette morali di Giacomo Leopardi, è il resoconto d’un incontro tra gli studenti fuggiaschi e i fantasmi di alcuni malati, evocati grazie alla lettura delle loro cartelle cliniche.

(apre la cartella. Legge) Atto di comunicazione del Prefetto. OGGETTO: Alienata cronica, Angela, da Plezzo. Rimpatrio e ricovero.  Gorizia, 8 luglio 1939. Al fascista Preside dell’Amministrazione Provinciale. Trasmetto a codesta Amministrazione copia delle prefettizie dd. 8 luglio 1939 – XVII n. 11968 di prot. Div. II/2, relative  al rimpatrio della DEMENTE in oggetto indicata, attualmente ricoverata nel Manicomio di Klagenfurt. Prego codesto Ufficio di adottare i provvedimenti di competenza. IL PREFETTO.

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Un momento dello spettacolo.

Ed è proprio così, grazie ai fantasmi dei pazienti e ai loro deliri, che gli studenti entrano in contatto – in modo rapido, fugace e forse per questo efficace – con la logica manicomiale, perfettamente calata nella storia del suo tempo, come dimostra questo dialogo tra un’internata (Annina) e sua madre.

MADRE DI ANNINA Annina, Annina… svergognata, sei contenta che adesso per colpa tua c’indicheranno a dito… che ti sei fatta disonorare da un uomo senza viso e senza nome… sei contenta, sei contenta? Maledetta… maledetta!… Ma non preoccuparti che te la facciamo togliere noi quella tentazione maledetta che ti da il prurito in mezzo alle gambe… Prepara la borsetta Annina, andiamo a fare una visita…

ANNINA Ma dove mi portate, dove mi portate?…

MADRE DI ANNINA In manicomio!… In Manicomio, Annina mia… In Manicomio, dove non ti riconoscerà nessuno, e dove nessuno potrà godere del piacere di indicarti… non spaventarti, Annina, solo pochi giorni, giusto il tempo di toglierti il diavolo che hai in corpo!…

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