QdR / Didattica e letteratura 10

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QdR

Didattica e letteratura

Ariosto tra gli specchi del Novecento a cura di Clara Allasia e Carla Sclarandis

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QdR / Didattica e letteratura Collana diretta da Natascia Tonelli e Simone Giusti


La collana La didattica della letteratura è una disciplina ancora giovane, che dagli anni Sessanta del secolo scorso ha accompagnato con riflessioni teoriche e proposte pratiche il cambiamento della società contemporanea. Oggi, di fronte agli sconvolgimenti legati alla rivoluzione digitale e alle profonde mutazioni del contesto socio-culturale, si rende necessario stipulare un nuovo patto tra scuola e università, tra insegnamento e ricerca, al fine di individuare metodi e strumenti idonei a valorizzare il ruolo degli studi letterari, della scrittura, della lettura, e dell’interpretazione delle opere letterarie. In un momento in cui si discute la necessità di formare i docenti in servizio e, soprattutto, si sta per avviare una nuova fase nella formazione iniziale dei docenti (TFA), la collana intende colmare un vuoto e divenire un punto di riferimento per coloro che, nel mondo della scuola e dell’università, sono interessati ad approfondire i problemi dell’insegnamento letterario e degli apprendimenti correlati alla fruizione della letteratura.

Comitato scientifico Paolo Giovannetti (IULM) Pasquale Guaragnella (Università degli Studi di Bari) Marielle Macé (CRAL Parigi) Francisco Rico (Universitat Autònoma Barcelona) Francesco Stella (Università degli Studi di Siena) I volumi della collana sono sottoposti a un processo di peer review.


Volumi pubblicati - Jean-Marie Schaeffer, Piccola ecologia degli studi letterari. Come e perché studiare la letteratura? - Cinzia Ruozzi, Raccontare la scuola. Testi, autori e forme del secondo Novecento - Pasquale Guaragnella, Barocco e «nuova scienza». Proposte di ricerca didattica per il docente di italiano - Marielle Macé, La lettura nella vita. Modi di leggere, modi di essere - Le competenze dell’italiano, a cura di Natascia Tonelli - Per leggere i classici del Novecento, a cura di Francesca Latini e Simone Giusti - Letterature e letteratura delle origini: lo spazio culturale europeo. Prospettive didattiche per la Scuola secondaria e per l’Università, a cura di Giuseppe Noto - Simone Giusti, Tradurre le opere, leggere le traduzioni - Insegnare letteratura. Teorie e pratiche di una disciplina, a cura di Ambra Carta Prossime uscite - Sulle spalle di Atlante: un altro Novecento, a cura di Carlo Albarello



QdR

Didattica e letteratura

Ariosto fra gli specchi del Novecento a cura di Clara Allasia, Carla Sclarandis

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© Loescher Editore - Torino 2019 http://www.loescher.it

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Direzione della collana: Natascia Tonelli e Simone Giusti Coordinamento editoriale: Alessandra Nesti - Piaccapi Realizzazione editoriale e tecnica: Franco Cesati Editore - Firenze Progetto grafico: Fregi e Majuscole - Torino; Leftloft – Milano/New York Copertina: Leftloft – Milano/New York; Visualgrafika - Torino Stampa: Tipografia Gravinese – Corso Vigevano 46, 10155 - Torino


INDICE

Indice Premessa 9 di Clara Allasia, Carla Sclarandis Ariosto fra gli specchi del Novecento 13 di Niva Lorenzini Rileggere il Novecento attraverso il Furioso: alcune proposte 1.

Fra letteratura e lingua alla luce di un «sole necessario» 21 di Clara Allasia

2. Il cavaliere del discontinuo: Calvino e il Furioso 29 di Enrico Mattioda 3.

Dal «mago» al «mozzo»: frammenti di Ariosto nel Novecento 37 di Laura Nay

4. Orlando furioso in televisione: una drammaturgia di terzo grado 43 di Franco Prono 5. Con Ariosto nella Wunderkammer di un «lessicomane» 49 di Chiara Tavella 6. Lezioni di teatro: Ariosto e Sanguineti nell’aula “Principi d’Acaja” 55 di Alberto Gozzi Riappropriarsi del Furioso in aula: alcune esperienze 1.

Ariosto in aula fra testi e forme narrative 63 di Carla Sclarandis

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IMPARAREFRA ARIOSTO PERGLI COMPETENZE SPECCHI DEL NOVECENTO

2. Con Ariosto nello zaino 71 di Claudia Mizzotti, Lucia Olini 3.

L’isola che non c’è. Riflessioni su un’esperienza di attualizzazione del testo 79 di Rosellina Grosso, Luisa Laurenti, Stefano Rossetti

4. Lavorare in classe: studiare Ariosto, leggere Sanguineti, interpretare il mondo 87 di Erminio Risso 5. Lune perse, lune nascoste, lune ritrovate. Viaggio al centro dell’immaginario lunare di due classi erranti nella Marca 95 di Gabriele Cingolani 6. Errando in spazi immaginari: allo specchio del Furioso 103 di Leila Corsi, Annalisa Nacinovich 7.

I luoghi della mente. Locus horridus e locus amoenus: avventure cognitive di lettori erranti 111 di Elisa Sartori

8. Strani viaggi: attraversamento e risemantizzazione dei luoghi del poema di Ariosto 119 di Alberto Bertino, Luisa Mirone 9. Leggere il Novecento per comprendere e interpretare un classico d’altri tempi. Esiti di un percorso didattico 127 di Cinzia Spingola

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PREMESSA

Premessa di Clara Allasia, Carla Sclarandis

1. In questo volume si presenta il risultato di un’esperienza di ricercaazione nata all’interno di un progetto ministeriale di didattica innovativa dell’italiano (lingua e letteratura) nella secondaria di secondo grado, il bando 2017 “Compìta 2.0 – Tre motivi per dire Novecento”. Già nel titolo del progetto complessivo si riflette l’ipotesi che ha convinto il Miur a sostenere con un bando la proposta di disseminazione delle attività promosse dalla rete costituita da scuole secondarie di secondo grado e università nel corso della sperimentazione Compìta (Competenze dell’Italiano)1: se l’incontro in aula con i classici della nostra letteratura deve concorrere alla formazione culturale dei giovani gettando un ponte tra la tradizione e la contemporaneità, allora una via di accesso alla alterità/attualità delle grandi opere può essere individuata nei molteplici riusi di cui esse sono state oggetto nel Novecento, come pure negli echi che giungono dalla cultura giovanile e/o circostante. Tre motivi per dire Novecento si articolava infatti in tre sezioni, due delle quali incentrate su un grande classico: • la prima, Dante come lo vorrei, facente capo all’Università di Siena, ha sviluppato una riflessione sul modo in cui gli studenti leggono Dante e in particolare la Commedia2; • la seconda, Ariosto tra gli specchi del Novecento, facente capo all’Università di Torino, ha interrogato il poema cavalleresco alla luce di alcune riscritture successive;

1. 2.

Cfr. Bando ministeriale del 14 novembre 2016. Cfr C. Tramontana, Dante a scuola: una riflessione sull’insegnamento liceale della letteratura italiana nella scuola delle competenze, in Letterature e letteratura delle origini: lo spazio culturale europeo. Prospettive didattiche per la Scuola secondaria e per l’Università, a cura di G. Noto, «QdR / Didattica e letteratura», n. 7, Torino, Loescher, 2018.

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PICCOLA ECOLOGIA ARIOSTO FRA GLI SPECCHI DEGLI STUDI DEL NOVECENTO LETTERARI

• la terza, Atlante digitale del Novecento, in collaborazione con “Sapienza” Università di Roma, si è focalizzata sulla ricezione in classe degli scrittori classici e contemporanei, impegnando gli studenti in un confronto critico a distanza su piattaforma digitale3. In questo volume si dà conto del lavoro svolto intorno all’Orlando furioso. Le scuole coinvolte nella sezione Ariosto tra gli specchi del Novecento hanno condiviso l’ipotesi di partenza che il poema cinquecentesco sia un’opera fondamentale per comprendere la genesi del romanzo moderno e che perciò lo si possa proporre agli studenti, lettori inesperti, attraverso una didattica attualizzante, aperta anche alle loro riscritture creative. 2. Il lavoro d’aula intorno al Furioso si è avvalso del quasi ventennale confronto tra scuola e università promosso da Adi e Adi-SD, nell’ottica di una didattica rinnovata che sappia compendiare le domande epistemologiche di natura pedagogica e le sollecitazioni delle interpretazioni critiche. In seguito alla Giornata Nazionale della Letteratura del 2016, dedicata al cinquecentesimo anniversario della prima edizione dell’Orlando furioso e ricca di iniziative variamente declinate sul territorio nazionale, intorno all’Università di Torino si è costituita una rete inter-regionale di scuole di Piemonte, Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Sicilia, con l’intenzione di sperimentare percorsi di ricercaazione incentrati sull’opera ariostesca, confrontare le metodologie, verificare la pertinenza teorica dei risultati in termini di conoscenze disciplinari e competenze sociali. In particolare, fin dalla manifestazione torinese, si è voluta proporre una rilettura che utilizzasse, per scomporre le varie componenti del poema, i prismi novecenteschi: Letture furiose (nel Novecento) ha declinato un programma di conferenze relativo ad autori novecenteschi che si sono ispirati ad Ariosto, lasciando poi spazio, anche questo secondo tradizione, a uno spettacolo ideato per l’occasione da Alberto Gozzi: Orlando negli specchi: frammenti ariosteschi (e non), un percorso autoriale e attoriale all’interno del labirintico mondo ariostesco, di cui si trova, in parte, traccia nel capitolo 6 della prima sezione di questo volume. Dopo il kick-off meeting a Bologna del 25 gennaio 2017, gli elementi portanti del progetto Ariosto fra gli specchi del Novecento si sono via via precisati nelle tappe comuni ai docenti che vi lavoravano: una riunione di verifica intermedia a Torino l’11 aprile 2017, un doppio panel dal titolo La letteratura nella Wunderkammer: uno sguardo comico e Ariosto nella Wunderkammer. Un’esperienza

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3.

L’Atlante del Novecento è reperibile sul sito www.anovecento.net.


PREMESSA

di ricerca-azione tra scuola e università4, con otto interventi equamente ripartiti fra docenti di scuola e università al congresso Adi di Firenze (7 settembre 2017), e, infine, Eroi e lettori del “Furioso”, il seminario conclusivo presso l’Università di Torino nelle giornate del 4 e 5 dicembre 2017. Tale seminario, aperto da Niva Lorenzini, ha permesso di offrire un bilancio complessivo di tutto il progetto, mettendo in comune risultati e riflessioni qui esposte nei saggi della seconda sezione. Sul piano epistemologico l’obiettivo era duplice: • verificare come la genesi e la trasformazione delle forme narrative moderne possano intercettare i bisogni formativi, culturali ed esistenziali dei giovani, spesso inespressi; • ricercare modalità didattiche motivanti, in una scuola a cui la legge 107/2015 chiede di garantire competenze trasversali e orientamento individuale assai più che conoscenze disciplinari specifiche. Sul piano didattico il lavoro si è articolato a partire dallo studio dei luoghi del Furioso. I cronotopi specifici (corte, castello, selva, grotta, luna, labirinto, scoglio/mare, isola) se da un lato convocano la tradizione classica, epica e/o romanzesca, o il riuso simbolico-allegorico moderno, dall’altro mostrano come il luogo letterario sia trasfigurazione fantasmatica del rapporto vissuto con un paesaggio reale, sintesi dell’esperienza sensibile e del valore culturale che l’autore e il lettore attribuiscono a spazi conosciuti e immaginati. L’esito dei diversi percorsi rivela come nell’immaginario degli studenti la rappresentazione letteraria e artistica dei luoghi ariosteschi possa contaminarsi con quella mediatica dei luoghi digitali e della comunicazione telematica da essi normalmente frequentati e talvolta mentalmente abitati, ma anche generare forme consapevoli di simbolizzazione degli spazi quotidianamente vissuti o guardati. Il volume è diviso in due parti: nella prima sono ospitati alcuni interventi che interrogano il mondo ariostesco in modo trasversale, utilizzando i linguaggi della filosofia e della storia, dell’arte, delle letterature, del teatro e cinema, della psicanalisi, dei media; nella seconda si presenta il resoconto della ricerca-azione svolta nelle classi, corredato dalle riflessioni teorico-metodologiche che essa ha suggerito. Il forte aggancio della lettura del Furioso con quella di autori novecenteschi (Calvino, Sanguineti, Fenoglio) si accompagna a manipolazioni del poema che ne proseguono la quête risemantizzandola alla luce delle domande e delle suggestioni nate nel confronto d’aula. I laboratori di lettura si sono così aperti ad approfondimenti sugli allestimenti

4.

Gli interventi in questo panel sono in corso di pubblicazione online negli atti del congresso.

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PICCOLA ECOLOGIA ARIOSTO FRA GLI SPECCHI DEGLI STUDI DEL NOVECENTO LETTERARI

teatrali (Ronconi, Sanguineti) e televisivi (il Furioso di Ronconi), a messe in scena di tipo teatrale, a laboratori di riscritture anche multimediali, a reading finalizzati. 3. Va infine segnalato un ulteriore sviluppo del lavoro, nell’ottica di una riappropriazione attualizzante – creativa o critica – dell’Orlando furioso. La concomitanza di questo percorso con il progetto Sanguineti’s Wunderkammer, facente capo al Dipartimento StudiUm di Torino e finanziato dalla Compagnia di San Paolo, ha aperto un’altra pista di ricerca tra scuola e università riferita alle finalità orientative offerte dell’alternanza scuola-lavoro in relazione alle professioni afferenti agli studi umanistici. Attraverso un focus di carattere lessicografico sull’opera ariostesca, si è voluto approfondire in uno stage svolto presso il Dipartimento StudiUm, l’Archivio di Stato, l’Asut e il Dams di Torino, il rapporto tra i domini linguistico e figurale dell’espressione letteraria. Dopo una visita all’Archivio della redazione del Grande dizionario della lingua italiana depositato presso l’Archivio di Stato di Torino, gli studenti hanno individuato in classe alcune parole “calde” del Furioso, e hanno cercato di ritrovarle nella Wunderkammer, in quella parte del fondo dedicata al materiale lessicografico sulla base del quale Sanguineti aveva allestito i due supplementi del GDLI (2004 e 2009). Si è così verificata la differenza tra valore plurivoco e funzionale dei lemmi selezionati in testi linguisticamente miscidati come quelli sanguinetiani, con i quali e sui quali si è approntato un reading inteso come sintesi performativa dell’attività di spoglio e studio lessicografico passato al vaglio di diverse figure professionali (archivisti, critici letterari, registi) e corredato di tutti quei riferimenti metatestuali e intermediali che gli studenti riuscivano, coerentemente, a individuare. Sul piano delle conoscenze, il lavoro mirato sulle schede digitalizzate del fondo lessicografico Sanguineti ha dato rilevanza empirica al rapporto intercorrente fra ricerca linguistica ed esito espressivo nella creazione letteraria di un autore del Novecento che attraversa Dante, Ariosto e tutta una tradizione culturale alla ricerca inquieta di una forma per rappresentarsi nel suo presente, un presente di cui, in qualche misura, anche noi facciamo parte.

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ARIOSTO FRA GLI SPECCHI DEL NOVECENTO

Ariosto fra gli specchi del Novecento di Niva Lorenzini

Per ragioni anagrafiche sono stata diretta testimone, credo nell’estate 1970 o in quella successiva, della rappresentazione dell’Orlando furioso di Luca Ronconi e Edoardo Sanguineti fatta a Bologna in Piazza S. Petronio (divenuta più nota poi come Piazza Grande grazie a Lucio Dalla). Ero in contatto, per i miei studi universitari, con Luciano Anceschi e Renato Barilli, e proprio da Barilli venne la sollecitazione ad assistere alla rappresentazione. Posso dire che è stata per me un’esperienza straordinaria, che ha inciso profondamente sulle mie scelte future, perché quell’evento – lo si avvertiva subito – stava rivoluzionando non solo il teatro italiano ma anche quello europeo, e difatti quell’Orlando ha poi percorso le piazze di mezza Europa, ricevendo inviti anche dal Giappone e dagli Stati Uniti. Sulla piazza grande e spoglia, davanti alla solenne basilica incompiuta, si svilupparono quella sera frammenti di episodi del testo ariostesco liberamente offerti agli spettatori perché ciascuno provasse a tentarne un montaggio: c’era Angelica (una giovanissima Ottavia Piccolo) biancovestita in fuga sopra un cavallo di legno altissimo, che veniva trascinato da macchinari lungo la piazza, tra gli spettatori; da altri lati c’erano paladini che si scannavano in ottave, e Cloridano e Medoro, e i saraceni… Si veniva coinvolti e costretti a prendere atto che un testo può essere costruito per frammenti e può coinvolgere il lettore-spettatore a farsi coautore di una scelta libera di riscrittura del poema, nel momento stesso in cui toccava a lui decidere quali episodi seguire e quando interrompere il suo ascolto per passare ad altro. Per venire a un’emozione che mi ha coinvolta direttamente, vi svelerò che nel castello di Atlante – costruito come un piccolo labirinto con specchi da luna park – mi sono trovata a fianco all’improvviso un tizio che mi parlava fitto fitto in ottave: era un paladino, insomma, che mi rivolgeva una dichiarazione d’amore.

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Uscendo dall’aneddotica aggiungo che mi è capitato, tanti decenni dopo, non più studentessa ma studiosa di letteratura anche grazie a quell’evento che a modo suo aveva segnato per me una direzione da seguire, di trovarmi a fianco, in una conferenza diretta da Ezio Raimondi, Luca Ronconi alla mia sinistra e alla mia destra Edoardo Sanguineti a parlare dell’edizione critica che del Furioso aveva allestito Claudio Longhi, che ha curato poi per la Rizzoli l’edizione della trasposizione televisiva di quel «rivoluzionario happening», come si legge sul retro del cofanetto edito nel 20121. Ma lasciamo quell’Orlando furioso di Ronconi-Sanguineti e interroghiamoci sul perché il testo di Ludovico Ariosto consenta a noi, oggi, una rilettura di straordinaria attualità. È un testo carico di ironia, un testo che si apre insieme al favoloso e al realismo, ed è soprattutto e innanzitutto un testo che interpreta appieno il passaggio da un universo teocentrico medievale a un universo antropocentrico rinascimentale, in cui viene riconosciuta all’individuo la facoltà di scegliere le proprie avventure, incamminarsi libero per sentieri sconosciuti, spaziare tra realtà e fantasia. A rileggerlo oggi, mi pare davvero un testo straordinario, come lo è il racconto che ne aveva fatto Calvino pubblicando, nel 1970, un libretto godibilissimo: Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino2. Mi sono capitate sotto gli occhi tre righe, in cui Calvino sintetizza la fuga di Angelica. Cito dunque da Angelica inseguita: In principio c’è solo una fanciulla che fugge per un bosco in sella al suo palafreno. Sapere chi sia importa sino a un certo punto: è la protagonista di un poema rimasto incompiuto [l’Orlando innamorato del Boiardo], che sta correndo per entrare in un poema appena cominciato3.

Con queste righe Calvino è già entrato in pieno nello spirito del poema: se fosse presente, Ariosto applaudirebbe. Quelli di noi che ne sanno di più possono spiegare che si tratta di Angelica principessa del Catai […] Ma piuttosto che ricordare tutti gli antecedenti, conviene addentrarsi in questo bosco, dove la guerra che infuria per le terre di Francia non si fa udire se non per sparsi suoni di zoccoli o d’armi di cavalieri isolati che appaiono e scompaiono.

1. 2.

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3.

Cfr. C. Longhi, L’Orlando furioso di Luca Ronconi (libro + 2 DVD), Milano, Rizzoli-Rai Eri, 2012. I. Calvino, Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino. Con una scelta del poema, Torino, Einaudi, 1970. Una delle edizioni più recenti è Id., «Orlando furioso» di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, Milano, Mondadori, 2015, corredato dalle illustrazioni di G. Nidasio, da cui si cita nel presente articolo. Ivi, p. 37.


ARIOSTO FRA GLI SPECCHI DEL NOVECENTO

Leggiamo il periodo che segue: Intorno ad Angelica in fuga è un vorticare di guerrieri che accecati dal desiderio dimenticano i sacri doveri cavallereschi e per troppa precipitazione continuano a girare a vuoto. La prima impressione è che questi cavalieri non sappiano bene cosa vogliono. Un po’ inseguono, un po’ duellano, un po’ giravoltano, e sono sempre sul punto di cambiare idea4.

Si sta divertendo, Calvino, e il lettore con lui. Ma lo scrittore mette anche in evidenza, sorridendo, che il poema attua una tecnica di continue frammentazioni e riprese, ed è quanto Sanguineti sottolinea, in perfetta coerenza con Calvino, introducendo nel ’74 per Garzanti una riedizione del Furioso con un saggio dal titolo La macchina narrativa dell’Ariosto5. Scrive infatti Sanguineti che rileggendo il poema ai giorni nostri si può pensare che Ariosto sia stato un anticipatore dello strutturalismo alla Roland Barthes in base a due elementi, soprattutto: il découpage, in primo luogo, cioè la frammentazione del testo. Ariosto, commenta Sanguineti, interrompe il racconto quando pare a lui, come se scegliesse di proposito di seguire percorsi che non si compiono, tenendosi libero di riprenderli a distanza o di farli assorbire in altri frammenti. Il secondo elemento è l’agencement, cioè le modalità con cui vengono ripresi questi elementi. Spesso è la stessa ottava a consentirlo, con richiami che collegano un episodio a un altro, consentendo anche di tornare a storie interrotte riprendendone il percorso con disinvoltura straordinaria: è quanto capita – un esempio tra i moltissimi – a Ferraù, che mentre si china per cercare l’elmo viene distratto da Angelica, e allora la insegue e gli succedono le avventure più varie, finché lo ritroviamo ancora a cercare l’elmo che era stato smarrito nell’acqua. Per queste e altre considerazioni di rilievo, Sanguineti arriva a sostenere, nella sua introduzione ristampata poi nel 2000 nel volume saggistico Il chierico organico6, che l’Orlando furioso è il primo grande romanzo dell’epoca moderna, non solo italiana ma europea, e che Ariosto era perfettamente consapevole del carattere non provinciale ma appunto europeo del suo lavoro. Come Manzoni, Ariosto compie infatti una rilettura della lingua usata perché il poema possa andare ben oltre i limiti della città di Ferrara acquistando il carattere cosmopolita della lingua toscana. Questo fa capire che era ben consapevole del livello del suo poema, di cui è perfetto regista.

4. 5. 6.

Ivi, pp. 37-38. Cfr. L. Ariosto, Orlando furioso, Milano, Garzanti, 1974, pp. LI-LVII. Ivi, pp. LVI-LVII. Per l’ed. del 2000, cfr. E. Sanguineti, Il chierico organico. Scritture e intellettuali, a cura di E. Risso, Milano, Feltrinelli, 2000, pp. 65-71.

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PICCOLA ECOLOGIA ARIOSTO FRA GLI SPECCHI DEGLI STUDI DEL NOVECENTO LETTERARI

Ma di altro si occupa ancora Sanguineti, e cioè dell’aspetto di riuso compiuto da Ariosto di una mole di materiale a lui precedente. Naturalmente tutti i critici, ivi compreso Calvino, ma poi soprattutto Lanfranco Caretti con il suo splendido Ariosto e Tasso, uscito per Einaudi nel 19617, e Cesare Segre, autore dell’introduzione al poema nel volume dei «Meridiani»8 si sono, in realtà, occupati di questo. Ariosto, si sa bene, non inventa la sua materia: usa e ricicla pagine non sue, storie già raccontate non solo da Boiardo ma, risalendo all’indietro, fino dai classici latini. Se ci si sofferma su una qualunque ottava, si possono avvertire, che so, gli echi di Ovidio che convive con Poliziano che convive con Petrarca e convive con una serie infinita di classici latini e greci, e con tutta la tradizione della letteratura italiana, ivi compreso, e molto spesso, Boccaccio. Quella di Ariosto è insomma, per Sanguineti, una cultura straordinaria, che si regge sulla capacità di fare uso della tecnica della citazione, rendendo nuovo il materiale di cui si serve: anche perché la citazione non significa, in Ariosto, rispetto assoluto del testo che viene citato, ma trasformazione di quel testo, risemantizzazione. Alla fine, a emergere, è la sua straordinaria ironia. Ariosto sa dominare la sua materia, non identificandosi mai con nessuno dei suoi personaggi e con nessuno dei temi che affronta, dalla guerra alla follia all’amore, tutte caratteristiche decisive dell’animo umano. Egli vede tutto con occhio disincantato, e sa gestire il racconto con assoluta capacità di straniamento. Noi, che lo leggiamo ora, possiamo avvertirlo perlomeno così: ma ci si può chiedere fino a che punto i suoi contemporanei potevano riconoscere strutturalismo o straniamento o capacità di usare la citazione così come la si usa nel Novecento, quando un Gozzano ribalta totalmente d’Annunzio con ironia. La grandezza di un classico, questo il punto, è poi di essere contemporaneo sempre: e Ariosto riesce a esserlo attraverso le infinite letture che si possono fare del suo grande testo, dei 46 canti che ogni volta vengono da lui trasformati, ampliati. Un’ultima considerazione va fatta, e non è di minore importanza: Ariosto dimostra di continuo di essere consapevole che il suo è un poema di invenzione, che non racconta nessuna verità, ma la trasposizione del reale in linguaggio. Non è detto che trasposizione si trovi solo nel viaggio che Astolfo compie sulla luna per trovare il senno di Orlando. Trasposizione significa che Ariosto è consapevole che nella stessa dimensione del testo possono convivere registri diversi: il registro alto della lingua sublime e il registro popolare,

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7. 8.

L. Caretti, Ariosto e Tasso, Torino, Einaudi, 1961. C. Segre, Introduzione, in L. Ariosto, Orlando furioso, Milano, Mondadori, 1976, pp. XV-XXX.


ARIOSTO FRA GLI SPECCHI DEL NOVECENTO

l’epica accanto alla lirica e accanto all’ironia e accanto alla satira. È questa la vera grandezza di un poeta che ha saputo anticipare i generi, gli stili, i modi della retorica. E dunque l’Orlando furioso resta uno dei testi più formativi per gli studenti. Resta poi ancora, su tutto quanto ho detto, l’emozione di entrare nel suo mondo, che è a un tempo realistico e fantastico, in cui si ha viva comunque l’impressione che Ariosto conosca a fondo i problemi dell’uomo di ogni tempo e la difficoltà di affrontarli. Lui che per professione veniva continuamente deviato dai suoi interessi. Lui che doveva incontrare uomini politici e uomini di Chiesa, e i signori delle Corti. Ma sapeva portare avanti con coerenza il suo credere che attraverso la parola si possa anche reinventare la vita. E questo resta importante, ed è per questo che continuiamo ad amarlo.

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QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DI TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 17, L.D.A.). ESCLUSO DA I.V.A. (DPR 26-10-1972, N.633, ART. 2, 3° COMMA, LETT. D.). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO.

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QdR / Didattica e letteratura Ariosto tra gli specchi del Novecento Il progetto Ariosto fra gli specchi del Novecento, promosso da MIUR, ADI e ADI-SD nell’ambito di Compita 2.0, è stato sviluppato nel corso del triennio 2016-2018 su tutto il territorio nazionale da numerose scuole superiori, in dialogo con l’Università. In questo volume si dà conto del lavoro svolto intorno all’Orlando Furioso. Le scuole coinvolte hanno condiviso l’ipotesi di partenza che il poema cinquecentesco sia un’opera fondamentale per comprendere la genesi del romanzo moderno e che perciò lo si possa proporre agli studenti, lettori inesperti, attraverso una didattica attualizzante, aperta anche alle loro riscritture creative. Il volume è diviso in due parti: nella prima sono ospitati alcuni interventi che interrogano il mondo ariostesco in modo trasversale, utilizzando i linguaggi della filosofia e della storia, dell’arte, delle letterature, del teatro e cinema, della psicoanalisi, dei media; nella seconda si presenta il resoconto della ricerca-azione svolta nelle classi, corredato dalle riflessioni teorico-metodologiche che essa ha suggerito. Clara Allasia è professoressa associata di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Torino dove insegna Letteratura per ragazzi e Letteratura e intermedialità. Nell’ambito delle collaborazioni con le scuole secondarie di secondo grado, è stata referente per UniTo di diversi progetti volti a esplorare la possibilità di una revisione del canone e di un confronto fra la tradizione letteraria e la modernità. Carla Sclarandis insegna al Liceo “G.F. Porporato” di Pinerolo (To). Da anni è una delle voci di riferimento dell’Adi-Sd, del cui direttivo ha fatto parte. Nell’ambito dei progetti maturati in seno all’Adi-Sd è stata referente del progetto Compita, del progetto Tre motivi per dire Novecento, di cui qui si propongono gli esiti, e del progetto La fabbrica dei Nobel. ISSN 2385-0914

9 77 2 38 5 09 1 003

€ 10,00

ISBN 978-88-201-3852-3

3852 ALLASIA ARIOSTO TRA GLI SPECCHI DEL NOVECENTO

9 788820 1 385 2 3

1 1900


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