La didattica personalizzata e individualizzata
Il terzo punto del bando di concorso per i docenti della scuola secondaria include «La conoscenza dei modi e degli strumenti idonei all’attuazione di una didattica individualizzata e personalizzata, coerente con i bisogni formativi dei singoli studenti, con particolare attenzione all’inclusione scolastica, all’orientamento e alla valorizzazione dei talenti» (dal bando di concorso Decreto M.I.M. 26.10.2023, n. 205).
La didattica personalizzata e la didattica individualizzata mirano a soddisfare le esigenze specifiche delle studentesse e degli studenti. La didattica personalizzata si basa sullo sviluppo delle potenzialità di ogni studentessa e di ogni studente, attraverso la proposta di interventi mirati e calibrati e di obiettivi e strategie diverse di apprendimento; la didattica individualizzata invece tende a garantire il raggiungimento di obiettivi comuni, adattando e supportando il percorso scolastico, di coloro i quali hanno bisogno di potenziare abilità e competenze. I due tipi di didattica sono state inseriti in apposite leggi, tra le altre: la Legge quadro n. 104 del 1992, che nei suoi 44 articoli, ordina la materia complessa e articolata sulla disabilità; la Legge n.53 del 2003, che considera la personalizzazione sotto il profilo qualitativo; la legge n.170 del 2010, la quale contiene le norme in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento o DSA.
Nella UDA che realizziamo per la prova orale del concorso, di solito nella citazione della classe a cui è riferita la lezione, c’è il riferimento a qualche studente con Bisogni Educativi Speciali o BES. I tipi di BES sono diversi: studenti con DSA, con ADHD, con disagi di tipo diverso, stranieri o studenti con disabilità. La didattica per i BES adatta l’insegnamento per rispondere alle esigenze di ogni studentessa e studente, allo scopo di promuovere efficacemente l’inclusione.
I BES
Con il termine BES, in senso stretto, si indicano quei bisogni educativi speciali di studenti che non hanno alcuna certificazione o diagnosi medica o psicologica, ma possono avere una relazione certificata, in quanto presentano difficoltà tali da richiedere attenzione e interventi particolari. Non vi sono cause precise che determinano le difficoltà di apprendimento delle studentesse e degli studenti con BES, ma si può parlare di concause, ossia di disturbi sia a livello organico che a livello familiare, ambientale, sociale, culturale e affettivo.
I Bisogni Educativi Speciali includono tre grandi sotto-categorie: l’area dello svantaggio scolastico e socioeconomico, linguistico e culturale; l’area della disabilità e l’area dei disturbi evolutivi specifici, ossia i DSA. Figurano inoltre, anche studentesse e studenti con deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività o A.D.H.D, disturbo psichiatrico dell’età evolutiva che presenta tre sintomi principali: la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività. Tra gli altri disturbi compaiono: la disfasia, ossia la difficoltà nell’articolazione del linguaggio verbale; l’iperlessia, che comporta una bravura in lettura e scrittura, ma una difficoltà nella comprensione; la disprasia, che implica una difficoltà nell’organizzazione del movimento e si associa spesso alla discalculia; l’Asperger o disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento.
La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre del 2012 indica strumenti di intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali, mentre la Circolare Ministeriale n. 8 di marzo 2013, sottolinea che è compito dei Consigli di Classe indicare casi in cui necessitano personalizzazioni ed eventualmente l’adozione di misure compensative e dispensative in vista dell’inclusività dell’alunno e dove non sono presenti relazione o diagnosi, il Consiglio di Classe motiva le decisioni assunte, sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche.
La disabilità
La scuola italiana è una comunità accogliente, nella quale tutte e tutti, senza alcuna distinzione, realizzano esperienze di crescita. Una intensa e articolata progettualità dovrebbe accompagnare l’inclusione di studenti con disabilità, e il Piano Educativo Individualizzato, o PEI, riveste il ruolo di documento programmatico fondamentale, perchè garantisce a ciascuno/a la partecipazione alla vita scolastica, con la possibilità di esprimere il proprio potenziale. Il modello unico del PEI è stato introdotto con il D.I. n. 182 del 2020 e dalle relative Linee Guida, che rappresentano una disposizione aggiornata di ciò che era stato definito dal D.L. n. 66 del 2017. Successivamente sono state introdotte delle disposizioni correttive al D.I. 182, con il D.I. n. 153 del 2023, indirizzate a una nuova gestione delle misure di sostegno per la disabilità.
La didattica individualizzata trova all’interno del PEI le sue radici, attraverso: gli obiettivi educativi che si intendono raggiungere, gli strumenti e le attività utilizzati per conseguirli e infine i criteri di valutazione. Il documento raccorda, integra e realizza interventi educativi e didattici diversi, attraverso l’osservazione sistematica e l’identificazione dei punti forza; per tale motivo è soggetto a rivisitazioni, verifiche e cambiamenti, allo scopo di adattarlo alla studentessa e allo studente, durante il suo iter scolastico.
Il PEI è redatto e quindi ratificato dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione o GLO, che comprende le figure coinvolte nella vita scolastica ed extrascolastica della studentessa e dello studente con disabilità: il/la dirigente scolastico/a, gli/le insegnanti curricolari della classe, il/la docente di sostegno, che quale è contitolare e corresponsabile, i genitori, gli operatori e le operatrici socio-sanitari/e; l’obiettivo del gruppo è monitorare il percorso educativo della persona con disabilità, seguendo i progressi e identificando le eventuali difficoltà.
L’individualizzazione didattica permette l’elaborazione di interventi basati sulle dimensioni che investono: la relazione e la socializzazione, la comunicazione e il linguaggio, l’autonomia e l’orientamento, la cognizione e l’apprendimento. La realizzazione dell’ambiente apprenditivo inclusivo segue l’approccio bio-psico-sociale, definito dal sistema di Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute o ICF, sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità o OMS. La didattica inclusiva va considerata come una pratica ordinaria e non un evento eccezionale (Canevaro 2022).
Bisogna fare un accenno anche ai documenti fondamentali che accompagnano il processo di integrazione delle studentesse e degli studenti con disabilità, che possono essere oggetto di inserimento nella slide di riferimento; tali attestazioni servono come base per la redazione del PEI del soggetto con disabilità e sono la certificazione di disabilità e il Profilo di Funzionamento o PF, documento chiave nella valutazione e nell’intervento, introdotto dal Decreto Legislativo n.66 del 2017, redatto dall’Unità di Valutazione Multidisciplinare o UVM del SSN, in collaborazione con la famiglia e la scuola. Il documento contiene i dati identificativi, gli elementi clinici, i punti forza del soggetto e gli elementi attinenti alla descrizione del funzionamento. Il PF si aggiorna al passaggio di ogni grado di istruzione.
I DSA
I Disturbi Specifici di Apprendimento o DSA, interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, che risultano compromesse rispetto all’età anagrafica. I disturbi specifici di apprendimento si manifestano in studentesse e studenti con adeguate capacità cognitive, uditive, visive e compaiono all’inizio dell’insegnamento scolastico, anche in assenza di svantaggio sociale. Essi sono: la dislessia, che riguarda l’abilità di lettura; la disgrafia o la disortografia, che interessano la scrittura; la discalculia, la quale coinvolge l’automatismo dei calcoli e l’elaborazione dei numeri.
A tal proposito, la scuola individua le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate affinché, le studentesse e gli studenti con DSA possano raggiungere il successo formativo. La personalizzazione dell’apprendimento parte da un Piano Didattico Personalizzato o PDP, documento di programmazione obbligatorio, che il Consiglio di Classe predispone nel primo trimestre dell’anno scolastico o quando si rende necessario. Nel PDP si indicano gli strumenti compensativi e dispensativi, che facilitano le studentesse e gli studenti o li dispensano dallo svolgere alcune prestazioni rese difficoltose dal disturbo specifico.
I principi fondamentali della Legge n.170 del 2010, che contiene le norme riguardanti i DSA e le Linee Guida del 2011, garantiscono il diritto all’istruzione e alla diagnosi precoce delle difficoltà specifiche di apprendimento a partire dalla scuola dell’infanzia, l’adozione di forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità delle studentesse e degli studenti e l’incremento della comunicazione e della collaborazione tra famiglia e scuola. La personalizzazione favorisce il successo scolastico, agevola la piena integrazione sociale e culturale e riduce i disagi emotivi, come l’ansia e la frustrazione.
La didattica personalizzata si inoltra attraverso metodologie e strategie educative adeguate, con la possibilità di fornire tempi più lunghi di esecuzione, rispetto a quelli ordinari, e ritmi graduali e idonei di apprendimento. La valutazione e la verifica degli apprendimenti devono tener conto delle situazioni oggettive ed essere adeguate e coerenti, agli strumenti metodologici didattici compensativi e dispensativi richiesti. Le Linee Guida aggiungono agli altri disturbi, prima menzionati, la comorbilità, ossia la coesistenza di più disturbi nella stessa persona con DSA.
L’inclusione
L’inclusione scolastica mira a garantire a tutti gli studenti, inclusi quelli con disabilità o bisogni educativi speciali, la partecipazione attiva nel contesto scolastico. È un processo che valorizza le diversità e le caratteristiche di ogni studentessa e studente, promuovendo un ambiente di apprendimento accogliente, stimolante per tutti, connotato da un benessere diffuso.
La didattica inclusiva poggia su quattro pilastri: la progettazione, la collaborazione, l’efficacia e le relazioni emotive. Tale didattica si attua calibrando l’offerta didattica e le modalità relazionali, sulla specificità dei bisogni educativi individuali, con l’impiego di diverse metodologie, che si concentrano sulla personalizzazione dell’insegnamento e sull’utilizzo di strategie didattiche differenti, con l’attenzione agli stili e ai ritmi di apprendimento di ogni componente del gruppo classe e con lo sviluppo della motivazione ad apprendere. Il paradigma inclusivo trova la sua completa realizzazione nel Piano per l’inclusione o PI, introdotto dal Decreto Legislativo n. 66 del 2017, documento che ha sostituito il Piano annuale dell’Inclusione o PAI, creato con il D.M. del 27 dicembre 2012.
Nel suo interno sono incluse tutte le problematiche differenti riscontrate negli studenti della scuola. I percorsi di inclusione prevedono diverse azioni: di prevenzione, attraverso l’identificazione precoce di possibili difficoltà di insegnamento/apprendimento, che procede tenendo conto della pluralità dei soggetti; di valorizzazione della vita sociale, mediante l’attenzione al progetto di vita. La finalità è un sostegno ampio e diffuso, infatti una scuola che include è una scuola che progetta tenendo tutte e tutti in considerazione.
L’inclusione riguarda anche le studentesse e gli studenti adottati, secondo le Linee di indirizzo del 2014, redatti allo scopo di permettere loro ulteriori opportunità nel loro percorso di crescita, e gli stranieri, attuando a scuola la pedagogia dell’intercultura, che si realizza tramite la disponibilità al cambiamento, al dialogo, all’interazione positiva, alla flessibilità del pensiero. Per le studentesse e gli studenti stranieri si attuano corsi intensivi di L1, si strutturano dei Piani Personalizzati Transitori o PPT, perché sono piani mutevoli in vista dei progressi di acquisizione della lingua italiana. Entrando nel merito delle strategie operative, si delineano quattro possibili percorsi: l’attenzione alla relazione, attraverso l’attivazione nella scuola di un clima di apertura e di dialogo; l’attenzione ai saperi, attraverso l’impegno interculturale nell’insegnamento disciplinare e interdisciplinare; l’attenzione all’interazione e allo scambio attraverso lo svolgimento di interventi integrativi delle attività curricolari, anche con il contributo di Enti e di Istituzioni (Favaro 2003).
I mediatori didattici e le metodologie
Nella didattica personalizzata l’uso dei mediatori didattici è importante; tra essi figurano i mediatori attivi che si basano sull’esperienza diretta; gli iconici, che si avvalgono di immagini, di schemi, di mappe concettuali e di tabelle; gli analogici, i quali utilizzano la simulazione con i giochi di ruolo; i mediatori simbolici che si basano su simboli e codici. Anche le metodologie sono varie e veicolano l’idea che la diversità costituisca una ricchezza per tutti e una risorsa da utilizzare. Sulle metodologie è utile soffermarci, perché nell’UDA dell’esame orale devono essere citate nell’interno della progettazione relativa alla lezione assegnata.
– Apprendimento cooperativo o Cooperative learning: favorisce il lavoro di gruppo, dove la collaborazione permette di raggiungere obiettivi comuni e sviluppa le competenze sociali e relazionali.
– Didattica laboratoriale: con la proposta di attività pratiche e manipolative che coinvolgono le studentesse e gli studenti attivamente e stimolano la creatività.
– Didattica per scenari: presenta situazioni realistiche che il gruppo classe deve affrontare, e promuove la risoluzione di problemi e lo sviluppo del pensiero critico; si parte dalla metodologia per arrivare dopo ai contenuti, invertendo il tradizionale modo di procedere.
– Flipped classroom o classe capovolta: inverte il modello tradizionale di lezione, fornendo contenuti online da studiare a casa e dedicando il tempo in classe ad attività pratiche e di approfondimento; il docente assume il ruolo di facilitatore, di regista dell’azione didattica, in quanto permette di ascoltare, leggere, visualizzare, discutere, analizzare, simulare, riflettere (Porcu 2025). Nel tempo a casa viene fatto largo uso di video e altre risorse digitali come contenuti da studiare, mentre in classe gli studenti collaborano e svolgono attività laboratoriali.
– Peer tutoring o apprendimento tra pari: permette agli studenti di aiutarsi reciprocamente, creando l’apprendimento tra pari e rafforzando il senso di gruppo; il tutor aiuta un altro o un’altra studente, o tutee, nella comprensione di un argomento o a svolgere un’attività.
– Circle time: stimola la comunicazione e la condivisione di esperienze all’interno del gruppo classe, promuovendo un clima positivo e inclusivo.
– Problem Based Learning: si impara affrontando problemi reali e si trovano la soluzione attraverso la ricerca, la discussione e la conversazione.
– Debate: disciplina scolastica, che si è sviluppata nel mondo anglosassone, basata sull’esercizio al dibattito; fa leva su alcune competenze specifiche: linguistiche, logiche, comportamentali, di interazione costruttiva.
– TEAL o Technology Enhanced Active Learning: è una metodologia didattica che vede unite lezione frontale, simulazioni e attività laboratoriali su computer, per un’esperienza di apprendimento basata sulla collaborazione. Prevede un’aula con postazione centrale per il docente con attorno alcuni tavoli rotondi che ospitano gruppi di studenti in numero dispari; l’aula è dotata di alcuni punti di proiezione sulle pareti a uso dei gruppi di studenti. Tale metodologia supera la logica dello studio inteso come apprendimento mnemonico di testi scritti e favorisce l’approccio progettuale.
Orientamento
La scuola è il luogo nel quale si acquisiscono le competenze orientative generali e trasversali, attraverso diverse azioni importanti, con un insegnamento finalizzato al valore orientativo delle singole discipline e per tale motivo si parla di «didattica orientativa» (Batini 2015). La pratica orientativa all’interno delle istituzioni educative è diventato tema di importanza fondamentale a partire dagli anni Settanta, ed è considerata come una delle componenti fondamentali dell’educazione e dell’istruzione. Ha lo scopo di fornire alla studentessa e allo studente le competenze e le capacità necessarie per affrontare in maniera concreta e attiva le sue scelte, e per poter gestire in modo autonomo e responsabile la propria vita, sia a livello sociale sia a livello professionale. L’orientamento è un processo continuo, che si protrae per tutto l’arco della vita, in vista di un’educazione permanente; aiuta a conoscersi meglio, a scoprire le proprie potenzialità, a valorizzarsi e a formarsi un’immagine positiva di sé, a sviluppare un’abilità progettuale che permetta una prospettiva per il futuro e a fronteggiare situazioni difficili.
L’orientamento nella scuola secondaria di secondo grado mira a conseguire la conoscenza di sé e della realtà sociale, economica, culturale, allo scopo di sviluppare una capacità decisionale. Nel biennio orientativo si cerca di stimolare l’autoconoscenza e l’autovalutazione, per indirizzare la studentessa e lo studente a concretizzare i propri interessi anche in vista di una scelta professionale soddisfacente; nel triennio le trenta ore devono essere ore curricolari e possono prevedere laboratori, open day presso istituzioni pubbliche o private, momenti in azienda, lavori di gruppo.
Oggi le studentesse e gli studenti del triennio sono aiutati dai docenti tutor dell’orientamento che, attraverso incontri in presenza e a distanza curano l’orientamento e stimolano il collegamento alla Piattaforma Unica del Ministero, con lo scopo di visionare nel E-Portfolio il percorso degli studi, monitorare le competenze acquisite e le esperienze formative svolte, scegliere il capolavoro da inserire e redigere l’autovalutazione. Tale strumento digitale è importante, perchè accompagna nel percorso di crescita personale e aiuta a individuare i punti di forza e le aree di miglioramento. Lo scopo è far capire alle studentesse e agli studenti come orientarsi e far loro compiere le scelte più in linea con le proprie attitudini e aspirazioni.
Valorizzazione dei talenti
Con tale termine, a livello educativo si intende il processo di identificazione, sviluppo e impiego nel modo migliore delle capacità individuali. La valorizzazione dei talenti a scuola si basa sull’individuazione delle attitudini e degli interessi specifici di ogni studentessa e di ogni studente; si offrono attività e percorsi che ne favoriscono lo sviluppo e la crescita, con l’obiettivo di realizzare una scuola più inclusiva, che aumenti la motivazione, l’autostima e la fiducia in sé stessi.
Per valorizzare i talenti è indispensabile un’osservazione attenta delle diverse intelligenze, delle passioni e degli interessi, allo scopo di sviluppare le capacità individuali e individuare i punti forza e le attitudini specifiche delle studentesse e degli studenti. Da qui la necessità di inserire i gifted e i plusdotati tra i BES, perchè anche loro richiedono una personalizzazione dell’apprendimento e la stesura di un Piano Didattico Personalizzato.
Tra le caratteristiche personali di tali studentesse e studenti ci sono un potenziale cognitivo e un QI alti, un pensiero divergente e una elevata creatività; a essi bisogna offrire una didattica personalizzata con attività sfidanti e stimolanti, che servono a non farli annoiare o demotivare e in alcuni casi abbandonare la scuola; si può accelerare il loro iter scolastico, talvolta facendoli frequentare lezioni di classi superiori, e stendere un curriculum ad hoc, che dilati i saperi inglobandoli in una visione complessa.
Bibliografia
F. Batini, Costruire futuro a scuola, Che cos’è, come e perché fare orientamento nel sistema di istruzione, I Quaderni della ricerca #24, Loescher, Torino 2015.
A. Canevaro, Un’altra didattica è possibile: Esempi e pratiche di ordinaria didattica inclusiva, a cura di A. Canevaro e D. Ianes, Erickson, Trento 2022.
G. Favaro, Introduzione storica e delineazioni teoriche in ambito interculturale, Portale per l’educazione interculturale INDIRE, 2003.
S. Porcu, Metodologie per l’apprendimento. Tecniche e strategie per formatori, insegnanti, educatori e facilitatori, FrancoAngeli, Milano 2025.